Territorio e partecipazione
Non è più rimandabile un’azione del Comune volta a
correggere i danni provocati, nel passato più o meno recente, al territorio.
L’esistenza di un Piano Regolatore dal 1968 costituisce per una città un fatto
qualificante ma negli anni sono diventati evidenti gli effetti negativi
prodotti nella sua applicazione.
Le Amministrazioni succedutesi non hanno avuto né la
volontà né la capacità di gestire il territorio attraverso la programmazione
degli interventi per lo sviluppo organico della città. Il quinquennio
amministrativo della maggioranza moscheriniana si è esaurito nello sterile
perseguimento di finalità episodiche distanti da una seria e coerente politica
del territorio e la situazione urbanistica di Civitavecchia si è dimostrata
totalmente fuori controllo. I numerosi cantieri di opere pubbliche e private
sospesi dal Ministero per i Beni Culturali o sequestrati dall’autorità
giudiziaria sono l’aspetto più evidente di un caos che l’amministrazione
uscente ha certamente amplificato a livelli inaccettabili ma che ha radici più
profonde, a livello cittadino e nazionale.
Il rispetto delle normative si è dimostrato ben
lontano dall’essere la regola ed è sempre più chiaro che ogni progetto ha
privilegiato la rendita parassitaria ed una gestione clientelare del
territorio.
Intendiamo favorire la diffusione di una coscienza
urbanistica, intesa come rapporto consapevole con lo spazio nel quale viviamo,
per avviare la partecipazione attiva e democratica alle scelte di
pianificazione in funzione della visione del “futuro” della città. La
riaffermazione della centralità del pubblico, del concetto di programmazione,
in un quadro normativo di regole certe, saranno gli aspetti di un’attività
volta alla riqualificazione del centro abitato e alla tutela del patrimonio
naturale e paesaggistico. Il tema fondamentale è ristabilire il corretto
bilanciamento tra spazi pubblici e spazi privati realizzando le attrezzature ed
i servizi sociali rimasti sulla carta. L’obiettivo è il miglioramento delle
condizioni di vita dei cittadini attraverso la creazione degli ambiti urbani in
cui vengono incoraggiate e si sviluppano relazioni sociali e culturali.
Assessorato al Territorio e
Laboratorio permanente
Sarà istituito un assessorato al Territorio, comprendente
le competenze di Urbanistica, Lavori Pubblici e Ambiente, che si occuperà in
maniera organica delle politiche relative al rapporto tra cittadini e
territorio.
Sarà creato un Laboratorio Permanente di urbanistica
e bioedilizia attraverso corsi, conferenze, dibattiti e una fiera Klimahouse
del Mediterraneo per la promozione dei sistemi per l’efficienza energetica e la
sostenibilità in edilizia.
Nuova politica del territorio
Ristabilire un equilibrio tra uomo e ambiente,
salvaguardando il patrimonio storico, artistico, paesaggistico e naturale, sarà
l’obiettivo strategico.
Alcune azioni saranno, in tal senso, prioritarie, in
particolare:
v
revoca dei
provvedimenti di falsa pianificazione adottati dall’amministrazione Moscherini, in particolare la cosiddetta “Variante della
Variante 29” e
tutti gli atti ad essa collegati, ovvero i Programmi Integrati e i Piani di
Zona, strumenti basati sulla ridicola previsione di un incremento della
popolazione di quasi 10.000 unità dal 2009 al 2018 e che vorrebbero riversare,
in maniera immotivata, quasi un milione e mezzo di metri cubi di cemento su
aree agricole o destinate a verde pubblico, sulla base di una scelta delegata,
per giunta, ai privati;
v
revisione del
Piano Regolatore Generale adeguandolo al Piano Territoriale Provinciale
Generale (PTPG) e al D.M. 1444/1968;
v
censimento
degli immobili sfitti e/o invenduti di Civitavecchia per avere una precisa fotografia della situazione
attuale e adesione alla Campagna Nazionale Stop al Consumo di Territorio;
v
censimento
delle opere di urbanizzazione che
riporti su carta lo stato di fatto delle opere, i tracciati, le
caratteristiche, i dati dimensionali di ogni infrastruttura a rete e delle
attrezzature e servizi (strade, rete idrica e fognaria, impianti di
illuminazione, verde, scuole, edifici di culto, strutture sanitarie e per
pubblici servizi);
v
difesa del
suolo, attraverso la “cementificazione zero” delle zone agricole
e il recupero di aree dismesse, la maggiore cura del verde urbano e periurbano
come nel caso del Fosso di Fiumaretta, Fosso di Zampa d’Agnello, Fosso di
Scarpatosta, Fosso Malpasso e Fosso del Marangone;
v
partecipazione
nella gestione del territorio,
intesa come informazione e confronto costante con i cittadini sulle proposte di
interventi, da attuarsi prima ancora dell’attivazione delle procedure previste
dalla normativa europea e nazionale in materia di Valutazione Ambientale
Strategica (VAS) dei Piani e Programmi e anche nei casi esclusi dalla stessa
VAS. In pratica l’esatto contrario di quanto si è verificato finora: è
inaccettabile, tanto più con le tecnologie oggi disponibili, che sulle
questioni che riguardano l’utilizzo del territorio ci siano “sorprese”
confezionate nel chiuso degli uffici e calate sulla vita delle persone. Ciò
vale per la costruzione di singoli edifici, come per gli atti di
pianificazione;
v
Creazione di
un sistema di database geografici
(GIS, Sistemi Informativi Geografici) per la raccolta, l’organizzazione e
l’utilizzo di dati riguardanti il Catasto, l’urbanistica, i beni ambientali e
paesaggistici, il sistema delle infrastrutture e delle reti tecnologiche e di
trasporto. La raccolta di tutte le informazioni in un unico sistema informativo
integrato sarà di libera consultazione e rappresenterà uno strumento
indispensabile per la gestione del territorio in totale trasparenza;
Regolamento Edilizio
Comunale e Delibere Consiliari in materia urbanistica
Il Regolamento Edilizio
Comunale rappresenta uno strumento di compendio alle vigenti leggi urbanistiche
nazionali e regionali di fondamentale importanza. Insieme alle Norme Tecniche
del PRG, costituisce lo strumento più utilizzato per la corretta progettazione.
L’attuale regolamento, annunciato dall’amministrazione uscente come una svolta
epocale, presenta al contrario parti in netto contrasto con la normativa di
PRG, leggi regionali e nazionali che reclamano l’urgente correzione per potere
ottenere il riallineamento alla normativa vigente. Il metodo di calcolo della
volumetria edificabile con gli articoli riguardo i “volumi da computarsi a
tutti gli effetti” e “volumi e spazi da escludere dal computo delle
volumetrie”, rappresentano l’esempio di come annebbiare il quadro normativo. Il
principio di trasparenza segue di pari passo il principio della certezza delle
regole che deve affermarsi attraverso la semplice interpretazione dei testi
normativi. La necessità di eliminare contraddizioni e riletture “creative”
delle norme, attuata anche attraverso l’adozione di delibere evidentemente
illegittime, comporta la revisione dei testi e, in alcuni casi, l’annullamento
in autotutela delle delibere incongruenti così come delle delibere in contrasto
con la normativa vigente. Il R.E. approvato presenta molti difetti primo fra
tutti il rischio di rimanere su carta e non essere attuato con la dovuta
attenzione e perentorietà. Questo ha impedito ad oggi l’applicazione della
corretta progettazione rispetto alle norme del Risparmio Energetico e la dotazione
minima di produzione di energia elettrica con fonti rinnovabili. Il processo di
realizzazione dell’edificio richiede la costituzione di un ufficio deputato al
controllo non solo della progettazione ma delle singole fasi di realizzazione
durante le quali si può verificare la c.d. esecuzione a regola d’arte. Sarà
istituito un gruppo di vigilanza urbanistica non solo finalizzato al controllo
del territorio ma anche alla verifica del rispetto delle norme di corretta
progettazione per il risparmio energetico, il contenimento dei consumi idrici,
isolamento acustico e tutto quanto comporta la classificazione qualitativa
dell’immobile. Sarà adottato un sistema locale di Certificazione della qualità
dell’immobile per garantire il miglioramento delle prestazioni dell’involucro
abitativo e i cittadini al momento dell’acquisto.
Civitavecchia senza
“periferie”
Il centro e la periferia sono le due categorie
urbane d’uso comune. Due sono le famiglie di periferie: quelle “pianificate” e
quelle “spontanee”.
Le “periferie pianificate” attuate con i Piani di
Zona di Campo dell’Oro, Faro, San Gordiano, Bandita delle mortelle, San
Liborio, ognuno con la puntuale identificazione delle aree e dei servizi
pubblici da realizzare. Le “periferie spontanee”, c.d. “Zone compromesse”,
ovvero aree con bassa densità abitativa, prive dei servizi urbani basilari
quali ad esempio le zone del Casaletto rosso e Campo dell’Oro alto, che
esemplificano l’evidente incompiutezza dei processi insediativi non
pianificati. In entrambe le situazioni sarà necessario ed urgente puntare alla
realizzazione di tutte le “utilities” indispensabili allo svolgimento della
vita quotidiana. L’obiettivo sarà per le pianificazioni già attuate, quello di
fare rispettare gli accordi convenzionali diffidando all’assolvimento degli
accordi sottoscritti con la P.A.; per le zone oramai compromesse, prive delle
infrastrutture primarie, reti e servizi, oltre che degli spazi pubblici,
l’obiettivo sarà la formazione di un programma di nuova pianificazione
concordata per il riassetto delle periferie, attraverso una prima fase
destinata alla integrazione delle opere di urbanizzazione primaria ed una
seconda fase destinata alla realizzazione degli spazi pubblici di relazione.
Gli spostamenti periferia–centro che si verificano nelle ore del tempo
libero non sono obbligati ma denunciano la ricerca di “qualità urbana”, per
questo una qualità che si trova nella città tradizionale è molto importante che
sia offerta anche nella periferia.
Piano di abbattimento delle barriere architettoniche (PEBA) (PISU)
Il Piano di abbattimento delle barriere architettoniche
(PEBA), è uno strumento di programmazione settoriale che ogni Comune deve
elaborare e attuare per affrontare il tema dell'eliminazione delle barriere
architettoniche. Oltre al PEBA i Comuni devono attivarsi per predisporre il
PISU, Piani Integrati per gli Spazi Urbani, con l’obiettivo specifico
dell’abbattimento delle barriere architettoniche negli spazi urbani per
migliorarne accessibilità e percorribilità. La facilità e la sicurezza dei
percorsi di adduzione ai luoghi di interesse pubblico sono condizioni
fondamentali per tutti i cittadini, non solo per i disabili. Il concetto di
“accessibilità diffusa” deve essere inculcato nella cultura progettuale perché
finalmente si comprenda che rendere accessibili spazi e strutture pubbliche non
vuol dire solamente abbattere le barriere architettoniche che impediscono
l’accesso ai disabili, ma vuole dire soprattutto migliorare la fruibilità per
tutti i cittadini, in qualsiasi condizione fisica o psichica temporanea o
permanente si trovino.
La pianificazione si rivolgerà alle persone con disabilità
motoria o sensoriale (provvisoria o permanente), ma anche ad altri soggetti,
come bambini ed anziani. Dovranno essere affrontate e risolte le problematiche
connesse alla mobilità, prendendo in esame i temi relativi all'accessibilità
pedonale (passaggi pedonali, fermate mezzi pubblici, incroci, etc.)
coordinandoli con quelli relativi alla sicurezza stradale.
Si procederà ad una prima fase di “Censimento” delle
barriere architettoniche in edifici e spazi d’interesse collettivo attraverso
la schedatura di edifici pubblici ed il rilievo delle condizioni
dell’accessibilità. La seconda fase si compirà con la formazione del PEBA e del
PISU che congiuntamente condurranno alla definitiva programmazione degli
interventi per l’eliminazione delle barriere architettoniche.
Una quota degli oneri di urbanizzazione sarà dedicata
a questo scopo.
Riqualificazione del centro urbano e Recupero delle aree dismesse
Il PRG di Civitavecchia è da tempo oggetto di
critiche per essere ormai “datato” e per le innumerevoli Varianti succedutesi
nel tempo. È sufficiente un lieve approfondimento per rendersi conto di come si
tratti, in realtà, di critiche parziali e pretestuose, volte, per lo più, a
giustificare l’emanazione di atti illegittimi, chiamando in causa la
complessità della materia urbanistica dietro cui nascondere le interpretazioni
di comodo.
Il PRG di Civitavecchia è uno strumento “aperto” che pone
il minimo di prescrizioni generali alla base della pianificazione attuativa. Il
PRG costituisce un valido quadro di riferimento, la base di programmazione a
lungo termine propria dei Piani Regolatori che, per legge, non sono soggetti a
decadenza ed ammettono la possibilità di Variante. Il problema di Civitavecchia
è stato ed è ancora la costante presenza della pressione politica in campo
urbanistico che ha violentato e piegato ai propri interessi le regole e le
norme di pianificazione. Ne sono un esempio le innumerevoli proposte di
Varianti respinte dalla Regione Lazio per la loro inapplicabilità.
La centralità della Pubblica Amministrazione sarà la
regola, la proposta di pianificazione partecipata il metodo. La città deve
essere riqualificata attraverso il ridisegno del tessuto urbano dei quartieri
che non sono stati mai attuati attraverso la corretta pianificazione. Le nuove
edificazioni nel centro urbano, preso atto del mancato rispetto del limite
inderogabile di densità edilizia e dei rapporti degli standard urbanistici,
saranno impedite. Le aree a standards e le volumetrie private non realizzabili,
saranno delocalizzate in aree da individuare nello strumento Generale da
adeguare al PTPG. Le zone o sottozone di PRG non ancora attuate verranno
pianificate con lo strumento del Piano Particolareggiato di iniziativa
comunale. Questo Piano con le norme attuative rappresenterà lo schema
planivolumetrico e normativo di riferimento per l’intervento privato, da
attuarsi, ove necessario, in consorzio con altri proprietari e per comparti
edificatori.
Le aree dismesse saranno oggetto di recupero e
riqualificazione. La loro individuazione e la scelta degli interventi sarà
diretta conseguenza della “pianificazione partecipata” avviata per
l’adeguamento del PRG alla normativa vigente. Saranno privilegiate le attività
e le destinazioni d’uso che meglio risponderanno alle reali esigenze, emerse
durante l’attività di elaborazione e discussione.
Verde urbano
L’adeguamento del PRG al PTPG avrà come effetto
l’individuazione e delimitazione di tutte le aree della Rete Ecologica
Provinciale (REP). Le aree “Buffer”, individuate e protette per la presenza di
biodiversità e caratterizzate dalla presenza di flora, fauna e vegetazione di
notevole interesse biogeografico e conservazionistico, insieme alle “aree di
connessione primaria”, verranno destinate alla costituzione di verde pubblico
naturale o attrezzato. Le zone della città in cui risulterà insufficiente la
dotazione di spazi pubblici da destinare a verde di standard, secondo i limiti
inderogabili del D.M. 1444/1968, potranno quindi contare sulla disponibilità di
zone da destinare a parco potendo in questo modo recuperare le area a verde di
quartiere da destinare ad attrezzature per il gioco, le attività ricreative,
culturali e per lo sport.
Il verde sarà lo strumento utile per il recupero
delle condizioni di degrado presenti in alcuni quartieri periferici della
città. L’azione amministrativa punterà alla realizzazione del verde pubblico
presente nel PRG vigente attraverso la realizzazione, per esempio, di un parco
urbano nella zona al di sotto del Faro, la realizzazione del verde di
quartiere, come definito nella Variante 7 di PRG, per le zone a nord di San
Gordiano e la fascia compresa tra San Gordiano e Boccelle.
La dotazione del verde di standard sarà norma
imprescindibile per la futura pianificazione.
Tutela e valorizzazione dei beni storici, archeologici e
paesaggistici
È necessario ricostruire il rapporto con i beni culturali,
paesaggistici e naturali presenti nella nostra città e nel territorio; sia
quelli più noti e meglio conservati, sia, soprattutto, quelli dimenticati o
sconosciuti e attualmente relegati a una condizione di semi-abbandono o di
degrado. In tal senso sarà fondamentale il contributo delle associazioni che,
raramente considerate dall’amministrazione comunale, hanno continuato a
mantenere in vita l’interesse per questo aspetto essenziale dell’ambiente
urbano e periurbano.
La valorizzazione delle testimonianze storiche e
archeologiche deve essere intesa non soltanto come opportunità per qualificare
l’offerta turistica, ma anche come occasione per i civitavecchiesi di
riscoprire la piacevole sensazione di abitare in una città millenaria, da
riavvicinare con rispetto e ammirazione, avendo allo stesso tempo la
consapevolezza di esserne parte integrante.
Sotto questo aspetto, il Comune:
v
garantirà la sua
collaborazione nella tutela e valorizzazione delle testimonianze archeologiche
della Frasca, attualmente oggetto di ricerca da parte della Soprintendenza
nell’ambito della riqualificazione dell’area che dovrà essere realizzata
dall’Autorità Portuale;
v
valuterà, di
concerto con la Soprintendenza, la possibilità di aprire al pubblico la
necropoli de La Scaglia;
v
si impegna a
rendere possibile l’accesso alle testimonianze della città romana di
Centumcellae esistenti nei sotterranei di Corso Marconi;
v
procederà alla
revoca delle delibere dell’amministrazione uscente che prevedono
l’inaccettabile cementificazione delle aree limitrofe all’ospedale e,
contestualmente, pianificherà nell’area in questione un parco urbano che
preveda, con le risorse destinate alla realizzazione dell’opera pubblica, la
giusta valorizzazione della villa romana del Belvedere, in località Vigna De
Filippi, già aggredita, in un passato relativamente recente, dall’ottusità del
cemento e dall’ingiustificabile silenzio del comune e delle autorità
competenti;
v
proporrà al
Corpo Forestale dello Stato la sottoscrizione di un Protocollo d’Intesa
finalizzato alla corretta individuazione delle aree colpite da incendi boschivi
nel 2006 e nel 2007 in zona Ficoncella-Sferracavallo e inserite, grazie
anche alla compiacenza della Regione Lazio, nella Variante al PRG falsamente
definita “termale” e che ha avuto il principale effetto di incrementare in
maniera esponenziale il valore di terreni ai quali è stata attribuita una nuova
destinazione residenziale e commerciale. Si provvederà, a seguito di tale
individuazione, all’adozione di un’opportuna variante di salvaguardia che
possa, nelle more dell’adeguamento del PRG al PTPG, ripristinare l’originaria
visione dell’area come “parco archeologico-termale”, dove le terme pubbliche,
la cui procedura di realizzazione e gestione, iniziata in maniera palesemente
scorretta dall’amministrazione uscente, dovrà essere azzerata e ripetuta, saranno
circondate da un contesto naturale, per il quale si propone la forma del “parco
archeologico e culturale” previsto dalla L.R. 24/98.
v
porrà in essere gli interventi necessari per
restituire alla Rocca una condizione dignitosa;
v
proseguirà e implementerà la collaborazione con
l’Università della Tuscia finalizzata al restauro e alla valorizzazione degli
affreschi presenti a Palazzo Manzi;
v
individuerà tra
gli immobili esistenti degli spazi da destinare alla ricostituzione del Museo
Civico e all’istituzione della Galleria Calamatta;
v
recupererà il
rudere del palazzo in Via Trieste distrutto nella II guerra mondiale,
trasformando il sito in Luogo della Memoria con annessa mostra permanente degli
effetti dei bombardamenti sulla città storica.
Il Comune, nel rispetto dell’art. 9 della
Costituzione, promuoverà la diffusione di una cultura del Paesaggio, anche al
fine di rimediare alle distorsioni causate dall’amministrazione Moscherini che
ha ripetutamente e ingiustamente additato come un incubo il sistema dei vincoli
esistente sul nostro territorio.
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