18 aprile 2012

Territorio e partecipazione


Territorio e partecipazione

Non è più rimandabile un’azione del Comune volta a correggere i danni provocati, nel passato più o meno recente, al territorio. L’esistenza di un Piano Regolatore dal 1968 costituisce per una città un fatto qualificante ma negli anni sono diventati evidenti gli effetti negativi prodotti nella sua applicazione.
Le Amministrazioni succedutesi non hanno avuto né la volontà né la capacità di gestire il territorio attraverso la programmazione degli interventi per lo sviluppo organico della città. Il quinquennio amministrativo della maggioranza moscheriniana si è esaurito nello sterile perseguimento di finalità episodiche distanti da una seria e coerente politica del territorio e la situazione urbanistica di Civitavecchia si è dimostrata totalmente fuori controllo. I numerosi cantieri di opere pubbliche e private sospesi dal Ministero per i Beni Culturali o sequestrati dall’autorità giudiziaria sono l’aspetto più evidente di un caos che l’amministrazione uscente ha certamente amplificato a livelli inaccettabili ma che ha radici più profonde, a livello cittadino e nazionale.
Il rispetto delle normative si è dimostrato ben lontano dall’essere la regola ed è sempre più chiaro che ogni progetto ha privilegiato la rendita parassitaria ed una gestione clientelare del territorio.
Intendiamo favorire la diffusione di una coscienza urbanistica, intesa come rapporto consapevole con lo spazio nel quale viviamo, per avviare la partecipazione attiva e democratica alle scelte di pianificazione in funzione della visione del “futuro” della città. La riaffermazione della centralità del pubblico, del concetto di programmazione, in un quadro normativo di regole certe, saranno gli aspetti di un’attività volta alla riqualificazione del centro abitato e alla tutela del patrimonio naturale e paesaggistico. Il tema fondamentale è ristabilire il corretto bilanciamento tra spazi pubblici e spazi privati realizzando le attrezzature ed i servizi sociali rimasti sulla carta. L’obiettivo è il miglioramento delle condizioni di vita dei cittadini attraverso la creazione degli ambiti urbani in cui vengono incoraggiate e si sviluppano relazioni sociali e culturali.

Assessorato al Territorio e Laboratorio permanente

Sarà istituito un assessorato al Territorio, comprendente le competenze di Urbanistica, Lavori Pubblici e Ambiente, che si occuperà in maniera organica delle politiche relative al rapporto tra cittadini e territorio.
Sarà creato un Laboratorio Permanente di urbanistica e bioedilizia attraverso corsi, conferenze, dibattiti e una fiera Klimahouse del Mediterraneo per la promozione dei sistemi per l’efficienza energetica e la sostenibilità in edilizia.

Nuova politica del territorio
Ristabilire un equilibrio tra uomo e ambiente, salvaguardando il patrimonio storico, artistico, paesaggistico e naturale, sarà l’obiettivo strategico.
Alcune azioni saranno, in tal senso, prioritarie, in particolare:

v    revoca dei provvedimenti di falsa pianificazione adottati dall’amministrazione Moscherini, in particolare la cosiddetta “Variante della Variante 29” e tutti gli atti ad essa collegati, ovvero i Programmi Integrati e i Piani di Zona, strumenti basati sulla ridicola previsione di un incremento della popolazione di quasi 10.000 unità dal 2009 al 2018 e che vorrebbero riversare, in maniera immotivata, quasi un milione e mezzo di metri cubi di cemento su aree agricole o destinate a verde pubblico, sulla base di una scelta delegata, per giunta, ai privati;
v    revisione del Piano Regolatore Generale adeguandolo al Piano Territoriale Provinciale Generale (PTPG) e al D.M. 1444/1968;
v    censimento degli immobili sfitti e/o invenduti di Civitavecchia per avere una precisa fotografia della situazione attuale e adesione alla Campagna Nazionale Stop al Consumo di Territorio;
v    censimento delle opere di urbanizzazione che riporti su carta lo stato di fatto delle opere, i tracciati, le caratteristiche, i dati dimensionali di ogni infrastruttura a rete e delle attrezzature e servizi (strade, rete idrica e fognaria, impianti di illuminazione, verde, scuole, edifici di culto, strutture sanitarie e per pubblici servizi);
v    difesa del suolo, attraverso la “cementificazione zerodelle zone agricole e il recupero di aree dismesse, la maggiore cura del verde urbano e periurbano come nel caso del Fosso di Fiumaretta, Fosso di Zampa d’Agnello, Fosso di Scarpatosta, Fosso Malpasso e Fosso del Marangone;
v    partecipazione nella gestione del territorio, intesa come informazione e confronto costante con i cittadini sulle proposte di interventi, da attuarsi prima ancora dell’attivazione delle procedure previste dalla normativa europea e nazionale in materia di Valutazione Ambientale Strategica (VAS) dei Piani e Programmi e anche nei casi esclusi dalla stessa VAS. In pratica l’esatto contrario di quanto si è verificato finora: è inaccettabile, tanto più con le tecnologie oggi disponibili, che sulle questioni che riguardano l’utilizzo del territorio ci siano “sorprese” confezionate nel chiuso degli uffici e calate sulla vita delle persone. Ciò vale per la costruzione di singoli edifici, come per gli atti di pianificazione;
v    Creazione di un sistema di database geografici (GIS, Sistemi Informativi Geografici) per la raccolta, l’organizzazione e l’utilizzo di dati riguardanti il Catasto, l’urbanistica, i beni ambientali e paesaggistici, il sistema delle infrastrutture e delle reti tecnologiche e di trasporto. La raccolta di tutte le informazioni in un unico sistema informativo integrato sarà di libera consultazione e rappresenterà uno strumento indispensabile per la gestione del territorio in totale trasparenza;


Regolamento Edilizio Comunale e Delibere Consiliari in materia urbanistica

Il Regolamento Edilizio Comunale rappresenta uno strumento di compendio alle vigenti leggi urbanistiche nazionali e regionali di fondamentale importanza. Insieme alle Norme Tecniche del PRG, costituisce lo strumento più utilizzato per la corretta progettazione. L’attuale regolamento, annunciato dall’amministrazione uscente come una svolta epocale, presenta al contrario parti in netto contrasto con la normativa di PRG, leggi regionali e nazionali che reclamano l’urgente correzione per potere ottenere il riallineamento alla normativa vigente. Il metodo di calcolo della volumetria edificabile con gli articoli riguardo i “volumi da computarsi a tutti gli effetti” e “volumi e spazi da escludere dal computo delle volumetrie”, rappresentano l’esempio di come annebbiare il quadro normativo. Il principio di trasparenza segue di pari passo il principio della certezza delle regole che deve affermarsi attraverso la semplice interpretazione dei testi normativi. La necessità di eliminare contraddizioni e riletture “creative” delle norme, attuata anche attraverso l’adozione di delibere evidentemente illegittime, comporta la revisione dei testi e, in alcuni casi, l’annullamento in autotutela delle delibere incongruenti così come delle delibere in contrasto con la normativa vigente. Il R.E. approvato presenta molti difetti primo fra tutti il rischio di rimanere su carta e non essere attuato con la dovuta attenzione e perentorietà. Questo ha impedito ad oggi l’applicazione della corretta progettazione rispetto alle norme del Risparmio Energetico e la dotazione minima di produzione di energia elettrica con fonti rinnovabili. Il processo di realizzazione dell’edificio richiede la costituzione di un ufficio deputato al controllo non solo della progettazione ma delle singole fasi di realizzazione durante le quali si può verificare la c.d. esecuzione a regola d’arte. Sarà istituito un gruppo di vigilanza urbanistica non solo finalizzato al controllo del territorio ma anche alla verifica del rispetto delle norme di corretta progettazione per il risparmio energetico, il contenimento dei consumi idrici, isolamento acustico e tutto quanto comporta la classificazione qualitativa dell’immobile. Sarà adottato un sistema locale di Certificazione della qualità dell’immobile per garantire il miglioramento delle prestazioni dell’involucro abitativo e i cittadini al momento dell’acquisto.

Civitavecchia senza “periferie”

Il centro e la periferia sono le due categorie urbane d’uso comune. Due sono le famiglie di periferie: quelle “pianificate” e quelle “spontanee”.
Le “periferie pianificate” attuate con i Piani di Zona di Campo dell’Oro, Faro, San Gordiano, Bandita delle mortelle, San Liborio, ognuno con la puntuale identificazione delle aree e dei servizi pubblici da realizzare. Le “periferie spontanee”, c.d. “Zone compromesse”, ovvero aree con bassa densità abitativa, prive dei servizi urbani basilari quali ad esempio le zone del Casaletto rosso e Campo dell’Oro alto, che esemplificano l’evidente incompiutezza dei processi insediativi non pianificati. In entrambe le situazioni sarà necessario ed urgente puntare alla realizzazione di tutte le “utilities” indispensabili allo svolgimento della vita quotidiana. L’obiettivo sarà per le pianificazioni già attuate, quello di fare rispettare gli accordi convenzionali diffidando all’assolvimento degli accordi sottoscritti con la P.A.; per le zone oramai compromesse, prive delle infrastrutture primarie, reti e servizi, oltre che degli spazi pubblici, l’obiettivo sarà la formazione di un programma di nuova pianificazione concordata per il riassetto delle periferie, attraverso una prima fase destinata alla integrazione delle opere di urbanizzazione primaria ed una seconda fase destinata alla realizzazione degli spazi pubblici di relazione.
Gli spostamenti periferia–centro che si verificano nelle ore del tempo libero non sono obbligati ma denunciano la ricerca di “qualità urbana”, per questo una qualità che si trova nella città tradizionale è molto importante che sia offerta anche nella periferia.

Piano di abbattimento delle barriere architettoniche (PEBA) (PISU)


Il Piano di abbattimento delle barriere architettoniche (PEBA), è uno strumento di programmazione settoriale che ogni Comune deve elaborare e attuare per affrontare il tema dell'eliminazione delle barriere architettoniche. Oltre al PEBA i Comuni devono attivarsi per predisporre il PISU, Piani Integrati per gli Spazi Urbani, con l’obiettivo specifico dell’abbattimento delle barriere architettoniche negli spazi urbani per migliorarne accessibilità e percorribilità. La facilità e la sicurezza dei percorsi di adduzione ai luoghi di interesse pubblico sono condizioni fondamentali per tutti i cittadini, non solo per i disabili. Il concetto di “accessibilità diffusa” deve essere inculcato nella cultura progettuale perché finalmente si comprenda che rendere accessibili spazi e strutture pubbliche non vuol dire solamente abbattere le barriere architettoniche che impediscono l’accesso ai disabili, ma vuole dire soprattutto migliorare la fruibilità per tutti i cittadini, in qualsiasi condizione fisica o psichica temporanea o permanente si trovino.
La pianificazione si rivolgerà alle persone con disabilità motoria o sensoriale (provvisoria o permanente), ma anche ad altri soggetti, come bambini ed anziani. Dovranno essere affrontate e risolte le problematiche connesse alla mobilità, prendendo in esame i temi relativi all'accessibilità pedonale (passaggi pedonali, fermate mezzi pubblici, incroci, etc.) coordinandoli con quelli relativi alla sicurezza stradale.
Si procederà ad una prima fase di “Censimento” delle barriere architettoniche in edifici e spazi d’interesse collettivo attraverso la schedatura di edifici pubblici ed il rilievo delle condizioni dell’accessibilità. La seconda fase si compirà con la formazione del PEBA e del PISU che congiuntamente condurranno alla definitiva programmazione degli interventi per l’eliminazione delle barriere architettoniche.
Una quota degli oneri di urbanizzazione sarà dedicata a questo scopo.

Riqualificazione del centro urbano e Recupero delle aree dismesse


Il PRG di Civitavecchia è da tempo oggetto di critiche per essere ormai “datato” e per le innumerevoli Varianti succedutesi nel tempo. È sufficiente un lieve approfondimento per rendersi conto di come si tratti, in realtà, di critiche parziali e pretestuose, volte, per lo più, a giustificare l’emanazione di atti illegittimi, chiamando in causa la complessità della materia urbanistica dietro cui nascondere le interpretazioni di comodo.
Il PRG di Civitavecchia è uno strumento “aperto” che pone il minimo di prescrizioni generali alla base della pianificazione attuativa. Il PRG costituisce un valido quadro di riferimento, la base di programmazione a lungo termine propria dei Piani Regolatori che, per legge, non sono soggetti a decadenza ed ammettono la possibilità di Variante. Il problema di Civitavecchia è stato ed è ancora la costante presenza della pressione politica in campo urbanistico che ha violentato e piegato ai propri interessi le regole e le norme di pianificazione. Ne sono un esempio le innumerevoli proposte di Varianti respinte dalla Regione Lazio per la loro inapplicabilità.
La centralità della Pubblica Amministrazione sarà la regola, la proposta di pianificazione partecipata il metodo. La città deve essere riqualificata attraverso il ridisegno del tessuto urbano dei quartieri che non sono stati mai attuati attraverso la corretta pianificazione. Le nuove edificazioni nel centro urbano, preso atto del mancato rispetto del limite inderogabile di densità edilizia e dei rapporti degli standard urbanistici, saranno impedite. Le aree a standards e le volumetrie private non realizzabili, saranno delocalizzate in aree da individuare nello strumento Generale da adeguare al PTPG. Le zone o sottozone di PRG non ancora attuate verranno pianificate con lo strumento del Piano Particolareggiato di iniziativa comunale. Questo Piano con le norme attuative rappresenterà lo schema planivolumetrico e normativo di riferimento per l’intervento privato, da attuarsi, ove necessario, in consorzio con altri proprietari e per comparti edificatori.
Le aree dismesse saranno oggetto di recupero e riqualificazione. La loro individuazione e la scelta degli interventi sarà diretta conseguenza della “pianificazione partecipata” avviata per l’adeguamento del PRG alla normativa vigente. Saranno privilegiate le attività e le destinazioni d’uso che meglio risponderanno alle reali esigenze, emerse durante l’attività di elaborazione e discussione.

Verde urbano

 

L’adeguamento del PRG al PTPG avrà come effetto l’individuazione e delimitazione di tutte le aree della Rete Ecologica Provinciale (REP). Le aree “Buffer”, individuate e protette per la presenza di biodiversità e caratterizzate dalla presenza di flora, fauna e vegetazione di notevole interesse biogeografico e conservazionistico, insieme alle “aree di connessione primaria”, verranno destinate alla costituzione di verde pubblico naturale o attrezzato. Le zone della città in cui risulterà insufficiente la dotazione di spazi pubblici da destinare a verde di standard, secondo i limiti inderogabili del D.M. 1444/1968, potranno quindi contare sulla disponibilità di zone da destinare a parco potendo in questo modo recuperare le area a verde di quartiere da destinare ad attrezzature per il gioco, le attività ricreative, culturali e per lo sport.
Il verde sarà lo strumento utile per il recupero delle condizioni di degrado presenti in alcuni quartieri periferici della città. L’azione amministrativa punterà alla realizzazione del verde pubblico presente nel PRG vigente attraverso la realizzazione, per esempio, di un parco urbano nella zona al di sotto del Faro, la realizzazione del verde di quartiere, come definito nella Variante 7 di PRG, per le zone a nord di San Gordiano e la fascia compresa tra San Gordiano e Boccelle.
La dotazione del verde di standard sarà norma imprescindibile per la futura pianificazione.

Tutela e valorizzazione dei beni storici, archeologici e paesaggistici

È necessario ricostruire il rapporto con i beni culturali, paesaggistici e naturali presenti nella nostra città e nel territorio; sia quelli più noti e meglio conservati, sia, soprattutto, quelli dimenticati o sconosciuti e attualmente relegati a una condizione di semi-abbandono o di degrado. In tal senso sarà fondamentale il contributo delle associazioni che, raramente considerate dall’amministrazione comunale, hanno continuato a mantenere in vita l’interesse per questo aspetto essenziale dell’ambiente urbano e periurbano.
La valorizzazione delle testimonianze storiche e archeologiche deve essere intesa non soltanto come opportunità per qualificare l’offerta turistica, ma anche come occasione per i civitavecchiesi di riscoprire la piacevole sensazione di abitare in una città millenaria, da riavvicinare con rispetto e ammirazione, avendo allo stesso tempo la consapevolezza di esserne parte integrante.
Sotto questo aspetto, il Comune:

v    garantirà la sua collaborazione nella tutela e valorizzazione delle testimonianze archeologiche della Frasca, attualmente oggetto di ricerca da parte della Soprintendenza nell’ambito della riqualificazione dell’area che dovrà essere realizzata dall’Autorità Portuale;
v    valuterà, di concerto con la Soprintendenza, la possibilità di aprire al pubblico la necropoli de La Scaglia;
v    si impegna a rendere possibile l’accesso alle testimonianze della città romana di Centumcellae esistenti nei sotterranei di Corso Marconi;
v    procederà alla revoca delle delibere dell’amministrazione uscente che prevedono l’inaccettabile cementificazione delle aree limitrofe all’ospedale e, contestualmente, pianificherà nell’area in questione un parco urbano che preveda, con le risorse destinate alla realizzazione dell’opera pubblica, la giusta valorizzazione della villa romana del Belvedere, in località Vigna De Filippi, già aggredita, in un passato relativamente recente, dall’ottusità del cemento e dall’ingiustificabile silenzio del comune e delle autorità competenti;
v    proporrà al Corpo Forestale dello Stato la sottoscrizione di un Protocollo d’Intesa finalizzato alla corretta individuazione delle aree colpite da incendi boschivi nel 2006 e nel 2007 in zona Ficoncella-Sferracavallo e inserite, grazie anche alla compiacenza della Regione Lazio, nella Variante al PRG falsamente definita “termale” e che ha avuto il principale effetto di incrementare in maniera esponenziale il valore di terreni ai quali è stata attribuita una nuova destinazione residenziale e commerciale. Si provvederà, a seguito di tale individuazione, all’adozione di un’opportuna variante di salvaguardia che possa, nelle more dell’adeguamento del PRG al PTPG, ripristinare l’originaria visione dell’area come “parco archeologico-termale”, dove le terme pubbliche, la cui procedura di realizzazione e gestione, iniziata in maniera palesemente scorretta dall’amministrazione uscente, dovrà essere azzerata e ripetuta, saranno circondate da un contesto naturale, per il quale si propone la forma del “parco archeologico e culturale” previsto dalla L.R. 24/98.
v    porrà in essere gli interventi necessari per restituire alla Rocca una condizione dignitosa;
v    proseguirà e implementerà la collaborazione con l’Università della Tuscia finalizzata al restauro e alla valorizzazione degli affreschi presenti a Palazzo Manzi;
v    individuerà tra gli immobili esistenti degli spazi da destinare alla ricostituzione del Museo Civico e all’istituzione della Galleria Calamatta;
v    recupererà il rudere del palazzo in Via Trieste distrutto nella II guerra mondiale, trasformando il sito in Luogo della Memoria con annessa mostra permanente degli effetti dei bombardamenti sulla città storica.

Il Comune, nel rispetto dell’art. 9 della Costituzione, promuoverà la diffusione di una cultura del Paesaggio, anche al fine di rimediare alle distorsioni causate dall’amministrazione Moscherini che ha ripetutamente e ingiustamente additato come un incubo il sistema dei vincoli esistente sul nostro territorio.

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