Dopo cinque anni di falsità, sulla Marina e su tante altre vicende, non potevo certo aspettarmi che il sindaco uscente cambiasse registro proprio in campagna elettorale. E, infatti, assistiamo quotidianamente a un’orgia di comunicati, o meglio spot pubblicitari, finalizzati a vendere per opere già fatte interventi lontani anni luce dall’interesse pubblico e con un percorso ad ostacoli caratterizzato dalla necessità di aggirare le norme nazionali e comunitarie, come nel caso del Marina Yachting al porto storico o in quello delle Terme.
Oggi è stato il turno della triste vicenda della Marina. Chi avrà la sfortuna di leggere il comunicato-spot diramato dal sindaco “uscentissimo”, potrebbe essere indotto a pensare che l’amministrazione Moscherini abbia avuto pienamente ragione e che tra qualche giorno spariranno le transenne dai negozi nascosti e murati sotto la passeggiata. In realtà, basta leggere l’ordinanza del TAR per capire che i fatti sono completamente diversi.
Il TAR, infatti, non ha annullato il provvedimento di sospensione di tutto il cantiere, atto che risale all’11 gennaio 2011, ma un altro provvedimento della Soprintendenza, del 17 novembre 2011, credo, ma dalla lettura dell’ordinanza non posso avere la certezza, riferito ai lavori nei pressi di Largo Marco Galli. Tutto qui.
Per il resto, il TAR ha ordinato alla Regione e alla Soprintendenza di esprimere il parere definitivo sulla domanda presentata dal Comune di accertamento della compatibilità paesaggistica delle opere abusivamente realizzate. Una decisione, quest’ultima, formalmente ineccepibile, in quanto il termine previsto dalla legge per questo tipo di procedimento è di 180 giorni, mentre, nel nostro caso, è trascorso più di un anno.
C’è da dire che un simile ritardo deve essere attribuito in massima parte alle vergognose pressioni politiche esercitate dall’amministrazione morente in tutta la vicenda del blocco dei lavori. La Soprintendenza, infatti, già con una lettera del 4 maggio 2011 aveva verificato l’impossibilità di procedere all’accertamento di compatibilità paesaggistica, essendo stati realizzati dei volumi, i negozi “mimetizzati” appunto, che per legge non sono “sanabili”, quindi la storia doveva considerarsi conclusa, con la conseguente demolizione delle opere abusive.
Al contrario, la Regione ha voluto dimostrare la sua cieca amicizia e ha tenuto aperto un procedimento che non avrebbe dovuto nemmeno iniziare, culminato con il teatrino dell’estate scorsa e con la proposta della cosiddetta “scarpata verde”, l’aiuola inclinata che avrebbe dovuto sigillare nella parte anteriore l’abuso, rendendolo ancora più evidente.
È chiaro che, a maggior ragione dopo il termine perentorio di 15 giorni assegnato dal TAR, le pressioni politiche sulla Soprintendenza si faranno ancora più indecorose. Il mio auspicio è che l’organo del Ministero, il cui parere è vincolante, possa resistere e confermare l’insanabilità dei volumi e delle superfici utili realizzate, avendo come unico riferimento la dignità e il Codice del Paesaggio.
In caso contrario, se dovesse essere emesso il provvedimento favorevole di accertamento di compatibilità, non mi rimarrà che chiedere alla Procura, nell’ambito del procedimento in essere, di verificare se un simile atto possa essere in grado di mutare la natura di abuso insanabile delle volumetrie realizzate.
Come alternativa potrei accogliere favorevolmente la notizia che a Civitavecchia il Codice del Paesaggio non si applica e costruirmi un bel bilocale in legno lamellare alla Marina, alto come i negozi, spacciandolo per una mangiatoia per i gabbiani, ma istintivamente è un’alternativa che non posso proprio prendere in considerazione.
Oggi è stato il turno della triste vicenda della Marina. Chi avrà la sfortuna di leggere il comunicato-spot diramato dal sindaco “uscentissimo”, potrebbe essere indotto a pensare che l’amministrazione Moscherini abbia avuto pienamente ragione e che tra qualche giorno spariranno le transenne dai negozi nascosti e murati sotto la passeggiata. In realtà, basta leggere l’ordinanza del TAR per capire che i fatti sono completamente diversi.
Il TAR, infatti, non ha annullato il provvedimento di sospensione di tutto il cantiere, atto che risale all’11 gennaio 2011, ma un altro provvedimento della Soprintendenza, del 17 novembre 2011, credo, ma dalla lettura dell’ordinanza non posso avere la certezza, riferito ai lavori nei pressi di Largo Marco Galli. Tutto qui.
Per il resto, il TAR ha ordinato alla Regione e alla Soprintendenza di esprimere il parere definitivo sulla domanda presentata dal Comune di accertamento della compatibilità paesaggistica delle opere abusivamente realizzate. Una decisione, quest’ultima, formalmente ineccepibile, in quanto il termine previsto dalla legge per questo tipo di procedimento è di 180 giorni, mentre, nel nostro caso, è trascorso più di un anno.
C’è da dire che un simile ritardo deve essere attribuito in massima parte alle vergognose pressioni politiche esercitate dall’amministrazione morente in tutta la vicenda del blocco dei lavori. La Soprintendenza, infatti, già con una lettera del 4 maggio 2011 aveva verificato l’impossibilità di procedere all’accertamento di compatibilità paesaggistica, essendo stati realizzati dei volumi, i negozi “mimetizzati” appunto, che per legge non sono “sanabili”, quindi la storia doveva considerarsi conclusa, con la conseguente demolizione delle opere abusive.
Al contrario, la Regione ha voluto dimostrare la sua cieca amicizia e ha tenuto aperto un procedimento che non avrebbe dovuto nemmeno iniziare, culminato con il teatrino dell’estate scorsa e con la proposta della cosiddetta “scarpata verde”, l’aiuola inclinata che avrebbe dovuto sigillare nella parte anteriore l’abuso, rendendolo ancora più evidente.
È chiaro che, a maggior ragione dopo il termine perentorio di 15 giorni assegnato dal TAR, le pressioni politiche sulla Soprintendenza si faranno ancora più indecorose. Il mio auspicio è che l’organo del Ministero, il cui parere è vincolante, possa resistere e confermare l’insanabilità dei volumi e delle superfici utili realizzate, avendo come unico riferimento la dignità e il Codice del Paesaggio.
In caso contrario, se dovesse essere emesso il provvedimento favorevole di accertamento di compatibilità, non mi rimarrà che chiedere alla Procura, nell’ambito del procedimento in essere, di verificare se un simile atto possa essere in grado di mutare la natura di abuso insanabile delle volumetrie realizzate.
Come alternativa potrei accogliere favorevolmente la notizia che a Civitavecchia il Codice del Paesaggio non si applica e costruirmi un bel bilocale in legno lamellare alla Marina, alto come i negozi, spacciandolo per una mangiatoia per i gabbiani, ma istintivamente è un’alternativa che non posso proprio prendere in considerazione.
Alessandro Manuedda
Consigliere Comunale dei Verdi
e candidato nella lista civica “Civitavecchia è TUA – Simona Ricotti Sindaco”
Consigliere Comunale dei Verdi
e candidato nella lista civica “Civitavecchia è TUA – Simona Ricotti Sindaco”