Economia sostenibile, occupazione, formazione
Fino ad oggi la gran parte della produzione di beni
materiali si è fondata sui consumi e sulla sequenza “usa e getta e riacquista”.
In fase economica recessiva, e, più in generale, in
un approccio razionale al pianeta, non si può continuare a comprare beni non
essenziali, mancano le basi (lavoro e soldi, ossia benessere) per “consumare” a
oltranza.
Al contrario aumentano i fabbisogni immateriali per
l’aumento degli anziani, delle fasce sociali deboli, dei fabbisogni di
assistenza e cura e sono sempre più evidenti e devastanti i problemi causati
dal dissesto idrogeologico e dall’inquinamento, dall’erosione delle coste;
aumenta la necessità di sicurezza e manutenzione del patrimonio edilizio e di
quello architettonico e archeologico.
Inoltre la competizione connessa alla globalizzazione
costringe a investire in ricerca, qualità e innovazione, ma anche a individuare
nel territorio peculiarità e risorse uniche e non riproducibili altrove, per
cui la rivalutazione dei beni artistici, archeologici, ambientali,
l’artigianato locale, le produzioni originali tipiche, il turismo e la cultura
costituiscono rinnovate occasioni di lavoro.
L’economia si va spostando dalla produzione di soli beni
di consumo su altri beni che rappresentano oggi un mercato ancora aperto
rispetto al mercato dei beni materiali, ossia:
v
Servizi
v
Tutela/messa in
sicurezza del territorio
v
Ambiente
v
Cultura
v
Produzioni
locali e artigianato
v
Turismo
E queste rappresentano non tanto scelte ideologiche
quanto logiche.
La città ha bisogno di una nuova visione del modello
economico fondata non più su mega-opere inutili quali il Terminal Cina, quanto
piuttosto sulle sue risorse tradizionali da una parte e sulle nuove forme di
economia dall’altra, che creino occasioni stabili di occupazione.
L’amministrazione comunale dovrà sostenere una politica occupazionale rivolta
alla cosiddetta “green economy”, alle risorse locali tradizionali, al turismo,
alla promozione culturale, al recupero edilizio, alle “piccole opere” di messa
in sicurezza del territorio, all’innovazione tecnologica, alla rimodulazione dei
servizi e all’integrazione sociale.
La città ha come vettori potenziali del suo tessuto
economico il porto, le terme e una posizione invidiabile dal punto di vista
dell’offerta culturale, sia per le sottovalutate risorse presenti in città sia
per la posizione intermedia tra Cerveteri e Tarquinia. Questi fattori, se
valorizzati, rappresentano importanti opportunità di occupazione, intercettando
anche i flussi turistici che arrivano dal porto. Ma di più si può fare
proponendo Civitavecchia come polo di scambi culturali con le regioni del
Mediterraneo, per costituire un centro di incontro interculturale tra
continenti e tra diverse economie, così come sostengono specifiche misure e
finanziamenti comunitari, in modo tale da produrre economia turistico-culturale
internazionale, ma anche tale da allargare l’ottica e la cultura locali in
visioni più ampie e stimolanti.
Il porto andrebbe riorganizzato in molti dei suoi
aspetti potenziando il settore “commerciale”, troppo penalizzato, secondo le
direttive dell’allora Presidente dell’Autorità Portuale e oggi Sindaco uscente
Moscherini, a favore del “passeggeri” e
del “crocieristico”.
Il “commerciale” è un settore che può dare lavoro concreto ed avere ricadute economiche
ed occupazionali tangibili sul territorio.
Spazi utili ai traffici portuali ed alle attività
connesse dovranno essere recuperati in quelli attualmente occupati dai depositi
costieri che dovranno essere, come previsto, dismessi a scadenza naturale della
concessione, a totale carico dei concessionari.
Riteniamo indispensabile che l’Amministrazione Comunale si
riappropri del proprio ruolo di promotore dell’economia locale e pretenda di
avere voce in capitolo sulla relativa programmazione, confrontandosi con
l’Autorità Portuale da una posizione non di sudditanza ma da quella di chi ha
la consapevolezza di avere il diritto/dovere di pianificare, anche
economicamente, il futuro del territorio e, quindi, anche del porto che dello
stesso è parte integrante.
In tale ottica non si può prescindere da un monitoraggio
delle concessioni portuali verificando il pieno rispetto dei piani
occupazionali presentati congiuntamente alla richiesta di concessione e dando
priorità, nel caso di nuove concessioni, a quelle che presentano maggiori
garanzie in termini di posti di lavoro.
La sinergia tra i due Enti, piuttosto che vagheggiare di
pericolose cattedrali nel deserto, come Terminal China o Piattaforma Italia che
dir si voglia, deve invece prendere in considerazione l’analisi e la
risoluzione delle reali carenze infrastrutturali che penalizzano lo scalo
cittadino impedendogli di sfruttare a pieno le proprie potenzialità.
L’interporto, ad esempio, dovrà assumere la funzione per cui è stato pensato,
ovvero quella di manipolazione, lavorazione e transito delle merci da e per lo
scalo, anche ritagliandosi un ruolo, in virtù della posizione centrale dello
scalo cittadino, in ambito di traffici finora non intercettati come quelli
umanitari.
Nel confronto tra Comune e Autorità Portuale vanno,
inoltre, gettate le basi per l’attivazione di veri e propri percorsi formativi
tesi alla creazione di tutte quelle figure professionali tipiche della vita
portuale. Solo così la città potrà ritornare a vivere il porto come parte di se
stessa e non percepirlo come realtà avulsa dal territorio, terreno indisturbato
di poteri forti e ricche signorie.
La riappropriazione del porto, ed in particolare
della sua parte monumentale, da parte della città, non può prescindere
dall’interruzione dell’iter di concessione novantannovennale dell’intero porto
storico alla Società “Porto del Tirreno srl.” per la realizzazione di una
“marina yachting” per imbarcazioni oltre i 30 metri, che esproprierebbe i diportisti locali, ed i
cittadini tutti, dal diritto di vivere il proprio porto. La nautica da diporto,
e le attività d’indotto, possono e dovranno essere fonte di occupazione
inserendole in un circuito che preveda risposte alle varie esigenze del settore
anche recuperando antichi mestieri, come il
mastro d’ascia, che rischiano di scomparire, e conquistando fette di mercato
cosiddetto di nicchia (es. restauro imbarcazioni d’epoca). Peraltro tale ambito
ben si presta ad una riconversione dei lavoratori espulsi dal ciclo produttivo,
cosi come all’inclusione di quanti vengono definiti socialmente svantaggiati.
Altra risorsa di nuova occupazione deve essere
individuata nella “green economy” e nella ricerca. In tal senso
l’amministrazione comunale verificherà con l’Università di Roma Tor Vergata la
possibilità di partecipare concretamente al progetto relativo al “fotovoltaico
organico” da fibra vegetale e alle sue applicazioni produttive;
Altre azioni saranno intraprese verso il collegamento
con l’industria di trasformazione rilanciando la mai realizzata catena del
freddo.
L’area industriale, ad oggi mai decollata, dovrà essere
razionalizzata, riorganizzata e sottoposta a stringenti procedure di verifica
da parte dell’Amministrazione Comunale, sottraendola alle trame speculative di
compravendita e subappalti di capannoni da parte di società fantasma, per
renderla realmente fruibile a chi voglia fare impresa, restituendole una reale
funzione di area di insediamenti produttivi tangibili e verificabili..
Si favorirà la creazione di punti pubblici di
telelavoro.
In sintesi tutte le politiche settoriali del nostro
programma potranno avere importanti ricadute occupazionali.
Per sostenere e accompagnare l’economia cittadina e
l’occupazione sarà però necessario per l’amministrazione prevedere e misurare
per ogni progetto le sue ricadute occupazionali, per dare priorità di investimenti
a quelli di maggiore garanzia.
In tempi di crisi economica, inoltre, tornerà il
bisogno di beni durevoli nel tempo, e all’ “usa e getta” si sostituirà
“l’aggiusta e il riusa”, quindi tornerà l’attenzione alla qualità più che alla
quantità. Torneranno “di moda” gli artigiani e la serietà e competenza del
lavoro.
La competizione, di conseguenza, si misurerà sulla
qualità e sulla affidabilità.
Tornano ad essere fondamentali le risorse umane e la
loro professionalità
Questo significa un diverso peso da dare alla
formazione e qualificazione del personale e alla formazione professionale dei
giovani e dei lavoratori, quanto alla creatività e l’imprenditività.
La formazione professionale e tecnica dovrà legarsi
ai progetti di economia locale ed essere pianificata in funzione delle
professionalità necessarie alle nuove opportunità di lavoro (Università
nautica, professionalità legate alle terme, all’accoglienza dei flussi
turistici e ai percorsi archeologici, professionalità legate alle nuove tecnologie
e all’ambiente, all’artigianato).
Sarà anche necessario accompagnare i giovani a scelte
oculate con servizi efficaci di informazione e orientamento, bilancio di
competenze e orientamento al lavoro autonomo, servizi con personale qualificato
e aggiornato che dovranno essere adeguati anche per gli adulti, temporaneamente
disoccupati od espulsi dai processi produttivi.
Sarà inoltre necessario porre in essere un’incisiva
sinergia con gli organi competenti al fine di rafforzare gli strumenti di
controllo per la salvaguardia della sicurezza sul lavoro.
L’amministrazione comunale, per quanto di propria
competenza, si occuperà del controllo sull’applicazione della L. 68/99 per
l’inserimento obbligatorio di quote di disabili.
L’amministrazione comunale sosterrà il nuovo modello
economico tramite un costante rapporto con le parti sociali
v
indirizzando le
risorse a favore dei settori e progetti citati, anche ricorrendo a fondi
comunitari specifici;
v
sostenendo e
incentivando reti di imprese, consorzi, cooperative per l’utilizzo di servizi
comuni e la razionalizzazione degli investimenti in ricerca, innovazione,
internazionalizzazione, allo scopo di effettuare economie di scala;
v
favorendo la
piccola distribuzione, il commercio tradizionale, l’artigianato, rispetto alla
grande distribuzione;
v
indirizzando il
sistema formativo verso i nuovi fabbisogni professionali, e adottando il Fondo
Sociale Europeo per progetti formativi mirati alle prospettive economiche
progettate e a specifiche occasioni di lavoro, così come per l’inserimento
lavorativo di categorie deboli o svantaggiate;
v
valorizzando e
qualificando i servizi di orientamento e collocamento, sia per l’inserimento
lavorativo che per il reinserimento, tanto per il lavoro dipendente che
nell’ambito del lavoro autonomo;
v
dando impulso e
sostegno all’imprenditorialità giovanile, in collaborazione con le associazioni
di categoria e le camere di commercio, offrendo servizi di accompagnamento
all’ideazione e progettazione di impresa, destinando gratuitamente siti per incubatori
di impresa e servizi di sostegno allo start-up di microimprese, favorendo il
micro-credito;
v
sostenendo -
anche tramite risorse dei fondi comunitari - il rilancio degli antichi mestieri
e dell’artigianato di qualità, con l’utilizzo dell’apprendistato per i giovani;
v
impegnandosi in
una lotta attiva alla precarietà, dando per primo la priorità al lavoro a tempo
indeterminato per i dipendenti comunali, così come negli enti e nelle società
comunali, compatibilmente con i limiti imposti dalla legislazione;
Come operatore economico il Comune adotterà pratiche
di correttezza e trasparenza per i contratti di fornitura, le prestazioni
professionali, gli appalti, imponendo regole stringenti alle società
controllate e partecipate
Corruzione, connivenze, infiltrazioni della criminalità
organizzata, disonestà e clientelismo generano disoccupazione e
sotto-occupazione, inquinando le regole del mercato del lavoro e distogliendo
gli investimenti sani. Quindi è indispensabile contrastare comportamenti
politici e della gestione della cosa pubblica indifferenti a questa
problematica, se non addirittura complici.
La richiesta di legalità, correttezza e onestà è
funzionale alla creazione del nuovo sistema economico e Il lavoro deve tornare
ad essere un diritto e non un privilegio concesso per fini clientelari.
Infine abbiamo intenzione di rivolgere un’attenzione
particolare al microcredito ed al prestito sociale, due opportunità economiche
rivolte a quella fascia di cittadini che per motivi tecnici rimangono “emarginati” dalle realtà
finanziarie (banche, istituti di credito).
Questo tipo di attività finanziaria è totalmente
inserita nel tessuto sociale e la risposta alla domanda di credito è tanto più
vera, tanto più il servizio si avvale ed è affiancato dalle amministrazioni
comunali, attraverso quei servizi come,
ad esempio, politiche sociali, istruzione e sport, da cui emergono necessità e
richieste da parte di associazioni o singoli non finanziabili per le logiche
tradizionali.
Vogliamo realizzare nella nostra città un servizio di
finanza etica completamente controllata dall’amministrazione comunale e che
faccia fronte alle esigenze delle fasce fuori mercato.
Promozione culturale e dello sport
È necessaria una politica che, rivolta a tutti,
privilegi i giovani sia come destinatari che come protagonisti attivi. I siti
recuperati grazie alla nuova politica urbanistico-edilizia costituiranno il
contenitore di eventi culturali, di incontro tra personalità e maestri con le
scuole e i gruppi giovanili, di luoghi di apprendimento e sperimentazione e
potranno ospitare particolari eventi di portata nazionale.
La promozione culturale sarà interpretata come un
valore aggiunto per migliorare la vivibilità della città, permettendo a tutti
di usufruire di un’offerta che fornisca momenti di svago e, al contempo,
accrescimento di valori e conoscenze. La diffusione di questi momenti
comporterà anche maggiore consapevolezza verso il patrimonio artistico della
città e la sua memoria storica e più in generale maggior rispetto del bene comune.
Si punterà per questo a promuovere iniziative gratuite ed aperte alla
partecipazione di tutti. Saranno promosse consulte delle associazioni culturali
locali - divise per tematica di attività - per la rappresentazione delle
esigenze e l’affermazione delle proposte. Saranno organizzati eventi di scambio
di conoscenze (Skillshare) con l’intento di promuovere lo scambio gratuito di
esperienze e di capacità. Saranno promossi eventi interculturali che
coinvolgeranno e mireranno all’integrazione delle conoscenze delle diverse
realtà culturali ed etniche esistenti in città. Saranno promosse borse di
studio presso le locali scuole medie e superiori per la realizzazione di
progetti per la riscoperta del valori storico culturali della città e
finanziati i progetti risultati migliori.
Lo sport sarà concepito come strumento formativo, da
sostenere e diffondere, come sostegno alla salute per tutti, come evidenziatore
di talenti. Lo sport a Civitavecchia riveste un ruolo sociale rilevante, basti
pensare al grande lavoro delle numerosissime società sportive che rappresentano
Civitavecchia nei vari tornei nazionali e ai tanti campioni locali che si sono
affermati nelle varie discipline. In tale contesto il compito del Comune è
garantire a tutti pari opportunità sia nell’utilizzo dell’impiantistica
pubblica, sia nella suddivisione dei finanziamenti. A tale scopo vogliamo
riunire intorno ad un unico tavolo i rappresentanti delle varie associazioni
per definire i criteri di utilizzo degli impianti e di finanziamento, privilegiando
la presenza di programmi di avviamento allo sport anche per le fasce più deboli
(famiglie a basso reddito, anziani e disabili). Lo sport può offrire
opportunità di occupazione e per questo vogliamo essere vicini
all’associazionismo sportivo per l’organizzazione di eventi, volano per la
crescita del così detto “turismo sportivo” con benefici per le attività
turistiche e commerciali.
Il turismo e i percorsi archeologici
Malgrado la grave crisi
economica mondiale verificatasi negli ultimi anni abbia provocato una
recessione del settore turistico internazionale, il porto di Civitavecchia ha
conosciuto recentemente un costante incremento degli arrivi delle navi da
crociera.
Nel 2012 sono previsti
circa 2.000.000 croceristi in arrivo a Civitavecchia, tra passeggeri in
transito e quelli che iniziano o terminano qui il loro viaggio
È stimato che almeno il 25%
dei passeggeri delle navi da crociera che attraccano al porto rimangono nella
nostra città. Mediamente circa 500.000 croceristi all’anno trascorrono una
giornata nella nostra città e sono sempre più numerosi i passeggeri dei
traghetti che sostano a Civitavecchia. Tutti questi passeggeri, a cui si
aggiungono altri turisti occasionali, spesso non hanno la possibilità di
visitare Civitavecchia in maniera adeguata: sono quasi costretti a trascorrere
qualche ora in città senza avere l’opportunità di apprezzarne le attrazioni e
la storia millenaria.
Un flusso turistico di tali
proporzioni rappresenta potenzialmente un’enorme risorsa economica per
Civitavecchia, una risorsa sicuramente alternativa e preferibile a molte altre.
Per sopperire alle carenze
che attualmente interessano il settore turistico a Civitavecchia sono necessari
alcuni provvedimenti che non comporterebbero spese eccessive.
Innanzitutto bisogna
attuare una precisa politica di accoglienza e assistenza al turista.
L’accoglienza è infatti il
biglietto da visita che Civitavecchia offre ai turisti, che spesso hanno
proprio qui il primo impatto con la nostra nazione.
È necessario quindi
allestire i Punti d’Informazione Turistica (PIT), come previsto dalla vigente
normativa Regionale sul Turismo, possibilmente nei pressi dei luoghi di
maggiore flusso di turisti , cioè la Stazione Ferroviaria, Piazza Vittorio
Emanuele e Viale Garibaldi, unico punto dove attualmente è presente un box
informativo. Questi punti di Informazione naturalmente devono essere dotati di
materiale informativo multilingue sulla città e sul suo territorio e devono
essere condotti da personale altamente qualificato, in modo da poter soddisfare
tutte le esigenze dei turisti.
Bisogna poi installare dei
cartelli almeno in italiano ed inglese che indicano la strada per i punti più
importanti ed interessanti della città, come l’entrata/uscita del porto, il
centro città, l’ufficio informazioni, la stazione ferroviaria, la posta, i
monumenti, il mercato, il lungomare, il Museo Nazionale e le chiese del centro
storico.
È opportuno anche collocare
nei pressi dei monumenti cittadini e degli edifici storici dei pannelli, sempre
in italiano ed inglese, che ne illustrano la storia e le caratteristiche.
In base a questi cartelli e
pannelli si dovrebbero organizzare dei circuiti turistici per agevolare i
turisti nella visita della città.
Devono essere valorizzati i
più importanti monumenti cittadini. In particolare si deve approntare una linea
di trasporto urbano che colleghi il centro con le Terme Taurine, che
rappresenta il principale sito di interesse storico-archeologico di
Civitavecchia.
In intesa con associazioni
ed enti si dovrebbero rendere fruibili alcuni siti di eccezionale interesse
storico, come la Rocca, la Necropoli Etrusca della Scaglia, gli ambienti ipogei
sotto la Chiesa della Stella e i resti della città romana ubicati nei
sotterranei dei palazzi di Corso Marconi e favorire l’organizzazione di visite
guidate della città.
In queste iniziative
andrebbero anche coinvolti gli esercenti e i negozianti di Civitavecchia, in
modo da abbinare lo shopping alla visita alla città. In tal senso si deve
incoraggiare l’apertura dei negozi anche nelle prime ore pomeridiane.
Al fine di promuovere il
territorio occorre sostenere l’organizzazione (diretta o indiretta) di
manifestazioni turistiche eno-gastronomiche, di eventi di carattere culturale
(dibattiti, conferenze, convegni, ecc.) e potenziare le celebrazioni classiche
di Civitavecchia.
Va dato inoltre maggiore
impulso al settore del turismo termale (con l’avvio definitivo degli impianti
della Ficoncella-Terme di Traiano) e a quello del turismo balneare.
Per migliorare la
promozione turistica è necessario anche rafforzare la presenza nostra città
nelle principali fiere e borse turistiche, come la Borsa Internazionale del
Turismo di Milano e la Fiera del Turismo Archeologico di Paestum.
Altri provvedimenti da
adottare per migliorare la ospitalità nei confronti dei turisti, ma che
porterebbero giovamento anche a tutti i cittadini, sono l’abbattimento delle
molte barriere architettoniche presenti in città (considerato che molti turisti
che giungono in città con le navi da crociera hanno difficoltà motorie) e il
potenziamento del trasporto pubblico urbano.
Per favorire un’economia
turistica del territorio è opportuno organizzare un coordinamento tra i vari
soggetti che si occupano a vario titolo di turismo ricettivo: Comune, Autorità
Portuale, Soprintendenza Archeologica, Associazioni Turistiche, strutture
alberghiere, negozianti, agenzie, associazioni, ristoranti, ecc. Sarebbe
opportuno in questo senso creare un organismo di coordinamento tra questi
soggetti per la gestione della promozione di un prodotto turistico locale e di
appositi pacchetti da presentare alle principali fiere e borse del settore. Ciò
permetterebbe di proporre un’offerta turistica organica consona alle
potenzialità della città.
Rapporti
con i grandi insediamenti industriali e produttivi
Uno degli effetti più
subdoli della riconversione a carbone della centrale di Torrevaldaliga Nord è
stato quello di drogare il bilancio del Comune: circa 90 milioni di euro sono
stati riversati dall’Enel, a titolo di “compensazione”, nelle casse comunali
dal 2003 a
oggi senza lasciare traccia sulla città. Quei soldi sono stati utilizzati,
soprattutto dall’amministrazione Moscherini, per finanziare la spesa corrente e
una volta finiti hanno lasciato una voragine e l’ansia di riempirla nuovamente.
Si è creato un meccanismo
di dipendenza che, nella pigrizia di quasi tutte le forze politiche, prevede
l’affannosa ricerca del rinnovo delle convenzioni economiche, anche se questo
dovesse comportare l’aumento di un carico inquinante che ormai da anni è insostenibile
o, comunque, continuare ad impedire al Comune un’obiettiva valutazione
dell’impatto delle emissioni sulla salute dei cittadini.
Crediamo che sia necessario
liberarsi di questa dipendenza, rifiutando le politiche di monetizzazione della
salute con cui si compera il consenso degli enti locali e restituendo al Comune
il ruolo di garante della salute e della qualità dell’ambiente e del lavoro.
La questione energetica
continua ad essere centrale per il nostro territorio, ma oggi la nuova economia
che si fa strada utilizza l'energia del sole, del vento e del calore della
terra. I combustibili fossili, dannosi per il clima e per la salute, dovranno
essere abbandonati, sostituiti progressivamente ed inevitabilmente da fonti di
energia rinnovabili, non inquinanti e che non provocano modificazioni
climatiche.
Ciò comporta l’abbandono
del sistema basato sui grandi impianti di produzione d’energia da fonti fossili
e una conversione ecologica costituita da reti energetiche decentrate
alimentate da fonti rinnovabili prodotte il più vicino possibile al luogo di
utilizzo dell’energia. In tal senso, non può che essere considerata un’idiozia,
in termini ambientali ed economici, la produzione di energia da biomasse
vegetali importate dall’Australia, dall’Indonesia o, comunque, da migliaia di
chilometri di distanza, con il relativo contributo in termini di inquinamento
legato al trasporto, oltre che, naturalmente, alla combustione. Grandi impianti
di combustione di questo tipo, per evidenti motivi legati al costo della materia
prima, non sono altro che inceneritori mascherati, perché ben presto il legname
può essere sostituito dai più “economici” rifiuti. Dovrà, pertanto, essere
confermato lo smantellamento, già stabilito dal Ministero dell’Ambiente nel
2011, del IV gruppo della centrale Tirreno Power di Torrevaldaliga Sud ed
evitata qualsiasi forma di riconversione.
D’altra parte offrire alla
città un diverso scenario di attività produttive e di nuova occupazione renderà
più forte e autonoma l’amministrazione comunale nel rapporto con i grandi
insediamenti industriali esistenti, ponendo condizioni che invertano i ruoli
fin qui adottati.
La stessa posizione di
indipendenza deve essere mantenuta nei confronti del porto e dei depositi
costieri di prodotti petroliferi. Nel caso del porto, un ritorno economico
diretto per il Comune dai traffici portuali deve essere considerato come un
giusto risarcimento per essere stati sostanzialmente espropriati di una parte
così importante della città, piuttosto che una compensazione per continuare a
subire in silenzio le emissioni inquinanti delle navi. Al contrario è
necessario pretendere il rispetto delle prescrizioni imposte da più di dieci
anni dal Ministero dell’Ambiente all’Autorità Portuale e finora insabbiate,
come la realizzazione dei collegamenti elettrici per le navi in banchina e la
riqualificazione della Frasca.
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