18 aprile 2012

Economia sostenibile, occupazione, formazione


Economia sostenibile, occupazione, formazione

Fino ad oggi la gran parte della produzione di beni materiali si è fondata sui consumi e sulla sequenza “usa e getta e riacquista”.
In fase economica recessiva, e, più in generale, in un approccio razionale al pianeta, non si può continuare a comprare beni non essenziali, mancano le basi (lavoro e soldi, ossia benessere) per “consumare” a oltranza.
Al contrario aumentano i fabbisogni immateriali per l’aumento degli anziani, delle fasce sociali deboli, dei fabbisogni di assistenza e cura e sono sempre più evidenti e devastanti i problemi causati dal dissesto idrogeologico e dall’inquinamento, dall’erosione delle coste; aumenta la necessità di sicurezza e manutenzione del patrimonio edilizio e di quello architettonico e archeologico.
Inoltre la competizione connessa alla globalizzazione costringe a investire in ricerca, qualità e innovazione, ma anche a individuare nel territorio peculiarità e risorse uniche e non riproducibili altrove, per cui la rivalutazione dei beni artistici, archeologici, ambientali, l’artigianato locale, le produzioni originali tipiche, il turismo e la cultura costituiscono rinnovate occasioni di lavoro.
L’economia si va spostando dalla produzione di soli beni di consumo su altri beni che rappresentano oggi un mercato ancora aperto rispetto al mercato dei beni materiali, ossia:

v    Servizi

v    Tutela/messa in sicurezza del territorio

v    Ambiente

v    Cultura

v    Produzioni locali e artigianato

v    Turismo

E queste rappresentano non tanto scelte ideologiche quanto logiche.

La città ha bisogno di una nuova visione del modello economico fondata non più su mega-opere inutili quali il Terminal Cina, quanto piuttosto sulle sue risorse tradizionali da una parte e sulle nuove forme di economia dall’altra, che creino occasioni stabili di occupazione. L’amministrazione comunale dovrà sostenere una politica occupazionale rivolta alla cosiddetta “green economy”, alle risorse locali tradizionali, al turismo, alla promozione culturale, al recupero edilizio, alle “piccole opere” di messa in sicurezza del territorio, all’innovazione tecnologica, alla rimodulazione dei servizi e all’integrazione sociale.
La città ha come vettori potenziali del suo tessuto economico il porto, le terme e una posizione invidiabile dal punto di vista dell’offerta culturale, sia per le sottovalutate risorse presenti in città sia per la posizione intermedia tra Cerveteri e Tarquinia. Questi fattori, se valorizzati, rappresentano importanti opportunità di occupazione, intercettando anche i flussi turistici che arrivano dal porto. Ma di più si può fare proponendo Civitavecchia come polo di scambi culturali con le regioni del Mediterraneo, per costituire un centro di incontro interculturale tra continenti e tra diverse economie, così come sostengono specifiche misure e finanziamenti comunitari, in modo tale da produrre economia turistico-culturale internazionale, ma anche tale da allargare l’ottica e la cultura locali in visioni più ampie e stimolanti.

Il porto andrebbe riorganizzato in molti dei suoi aspetti potenziando il settore “commerciale”, troppo penalizzato, secondo le direttive dell’allora Presidente dell’Autorità Portuale e oggi Sindaco uscente Moscherini, a favore del “passeggeri” e  del “crocieristico”.
Il “commerciale” è un settore che può dare  lavoro concreto ed avere ricadute economiche ed occupazionali tangibili sul territorio.
Spazi utili ai traffici portuali ed alle attività connesse dovranno essere recuperati in quelli attualmente occupati dai depositi costieri che dovranno essere, come previsto, dismessi a scadenza naturale della concessione, a totale carico dei concessionari.

Riteniamo indispensabile che l’Amministrazione Comunale si riappropri del proprio ruolo di promotore dell’economia locale e pretenda di avere voce in capitolo sulla relativa programmazione, confrontandosi con l’Autorità Portuale da una posizione non di sudditanza ma da quella di chi ha la consapevolezza di avere il diritto/dovere di pianificare, anche economicamente, il futuro del territorio e, quindi, anche del porto che dello stesso è parte integrante.
In tale ottica non si può prescindere da un monitoraggio delle concessioni portuali verificando il pieno rispetto dei piani occupazionali presentati congiuntamente alla richiesta di concessione e dando priorità, nel caso di nuove concessioni, a quelle che presentano maggiori garanzie in termini di posti di lavoro.
La sinergia tra i due Enti, piuttosto che vagheggiare di pericolose cattedrali nel deserto, come Terminal China o Piattaforma Italia che dir si voglia, deve invece prendere in considerazione l’analisi e la risoluzione delle reali carenze infrastrutturali che penalizzano lo scalo cittadino impedendogli di sfruttare a pieno le proprie potenzialità. L’interporto, ad esempio, dovrà assumere la funzione per cui è stato pensato, ovvero quella di manipolazione, lavorazione e transito delle merci da e per lo scalo, anche ritagliandosi un ruolo, in virtù della posizione centrale dello scalo cittadino, in ambito di traffici finora non intercettati come quelli umanitari.
Nel confronto tra Comune e Autorità Portuale vanno, inoltre, gettate le basi per l’attivazione di veri e propri percorsi formativi tesi alla creazione di tutte quelle figure professionali tipiche della vita portuale. Solo così la città potrà ritornare a vivere il porto come parte di se stessa e non percepirlo come realtà avulsa dal territorio, terreno indisturbato di poteri forti e ricche signorie.

La riappropriazione del porto, ed in particolare della sua parte monumentale, da parte della città, non può prescindere dall’interruzione dell’iter di concessione novantannovennale dell’intero porto storico alla Società “Porto del Tirreno srl.” per la realizzazione di una “marina yachting” per imbarcazioni oltre i 30 metri, che esproprierebbe i diportisti locali, ed i cittadini tutti, dal diritto di vivere il proprio porto. La nautica da diporto, e le attività d’indotto, possono e dovranno essere fonte di occupazione inserendole in un circuito che preveda risposte alle varie esigenze del settore anche recuperando antichi mestieri, come il mastro d’ascia, che rischiano di scomparire, e conquistando fette di mercato cosiddetto di nicchia (es. restauro imbarcazioni d’epoca). Peraltro tale ambito ben si presta ad una riconversione dei lavoratori espulsi dal ciclo produttivo, cosi come all’inclusione di quanti vengono definiti socialmente svantaggiati.

Altra risorsa di nuova occupazione deve essere individuata nella “green economy” e nella ricerca. In tal senso l’amministrazione comunale verificherà con l’Università di Roma Tor Vergata la possibilità di partecipare concretamente al progetto relativo al “fotovoltaico organico” da fibra vegetale e alle sue applicazioni produttive;
Altre azioni saranno intraprese verso il collegamento con l’industria di trasformazione rilanciando la mai realizzata catena del freddo.
L’area industriale, ad oggi mai decollata, dovrà essere razionalizzata, riorganizzata e sottoposta a stringenti procedure di verifica da parte dell’Amministrazione Comunale, sottraendola alle trame speculative di compravendita e subappalti di capannoni da parte di società fantasma, per renderla realmente fruibile a chi voglia fare impresa, restituendole una reale funzione di area di insediamenti produttivi tangibili e verificabili..
Si favorirà la creazione di punti pubblici di telelavoro.
In sintesi tutte le politiche settoriali del nostro programma potranno avere importanti ricadute occupazionali.
Per sostenere e accompagnare l’economia cittadina e l’occupazione sarà però necessario per l’amministrazione prevedere e misurare per ogni progetto le sue ricadute occupazionali, per dare priorità di investimenti a quelli di maggiore garanzia.
In tempi di crisi economica, inoltre, tornerà il bisogno di beni durevoli nel tempo, e all’ “usa e getta” si sostituirà “l’aggiusta e il riusa”, quindi tornerà l’attenzione alla qualità più che alla quantità. Torneranno “di moda” gli artigiani e la serietà e competenza del lavoro.

La competizione, di conseguenza, si misurerà sulla qualità e sulla affidabilità.

Tornano ad essere fondamentali le risorse umane e la loro professionalità
Questo significa un diverso peso da dare alla formazione e qualificazione del personale e alla formazione professionale dei giovani e dei lavoratori, quanto alla creatività e l’imprenditività.
La formazione professionale e tecnica dovrà legarsi ai progetti di economia locale ed essere pianificata in funzione delle professionalità necessarie alle nuove opportunità di lavoro (Università nautica, professionalità legate alle terme, all’accoglienza dei flussi turistici e ai percorsi archeologici, professionalità legate alle nuove tecnologie e all’ambiente, all’artigianato).
Sarà anche necessario accompagnare i giovani a scelte oculate con servizi efficaci di informazione e orientamento, bilancio di competenze e orientamento al lavoro autonomo, servizi con personale qualificato e aggiornato che dovranno essere adeguati anche per gli adulti, temporaneamente disoccupati od espulsi dai processi produttivi.

Sarà inoltre necessario porre in essere un’incisiva sinergia con gli organi competenti al fine di rafforzare gli strumenti di controllo per la salvaguardia della sicurezza sul lavoro.
L’amministrazione comunale, per quanto di propria competenza, si occuperà del controllo sull’applicazione della L. 68/99 per l’inserimento obbligatorio di quote di disabili.
L’amministrazione comunale sosterrà il nuovo modello economico tramite un costante rapporto con le parti sociali

v    indirizzando le risorse a favore dei settori e progetti citati, anche ricorrendo a fondi comunitari specifici;

v    sostenendo e incentivando reti di imprese, consorzi, cooperative per l’utilizzo di servizi comuni e la razionalizzazione degli investimenti in ricerca, innovazione, internazionalizzazione, allo scopo di effettuare economie di scala;


v    favorendo la piccola distribuzione, il commercio tradizionale, l’artigianato, rispetto alla grande distribuzione;

v    indirizzando il sistema formativo verso i nuovi fabbisogni professionali, e adottando il Fondo Sociale Europeo per progetti formativi mirati alle prospettive economiche progettate e a specifiche occasioni di lavoro, così come per l’inserimento lavorativo di categorie deboli o svantaggiate;

v    valorizzando e qualificando i servizi di orientamento e collocamento, sia per l’inserimento lavorativo che per il reinserimento, tanto per il lavoro dipendente che nell’ambito del lavoro autonomo;

v    dando impulso e sostegno all’imprenditorialità giovanile, in collaborazione con le associazioni di categoria e le camere di commercio, offrendo servizi di accompagnamento all’ideazione e progettazione di impresa, destinando gratuitamente siti per incubatori di impresa e servizi di sostegno allo start-up di microimprese, favorendo il micro-credito;

v    sostenendo - anche tramite risorse dei fondi comunitari - il rilancio degli antichi mestieri e dell’artigianato di qualità, con l’utilizzo dell’apprendistato per i giovani;
v    impegnandosi in una lotta attiva alla precarietà, dando per primo la priorità al lavoro a tempo indeterminato per i dipendenti comunali, così come negli enti e nelle società comunali, compatibilmente con i limiti imposti dalla legislazione;

Come operatore economico il Comune adotterà pratiche di correttezza e trasparenza per i contratti di fornitura, le prestazioni professionali, gli appalti, imponendo regole stringenti alle società controllate e partecipate
Corruzione, connivenze, infiltrazioni della criminalità organizzata, disonestà e clientelismo generano disoccupazione e sotto-occupazione, inquinando le regole del mercato del lavoro e distogliendo gli investimenti sani. Quindi è indispensabile contrastare comportamenti politici e della gestione della cosa pubblica indifferenti a questa problematica, se non addirittura complici.
La richiesta di legalità, correttezza e onestà è funzionale alla creazione del nuovo sistema economico e Il lavoro deve tornare ad essere un diritto e non un privilegio concesso per fini clientelari.
Infine abbiamo intenzione di rivolgere un’attenzione particolare al microcredito ed al prestito sociale, due opportunità economiche rivolte a quella fascia di cittadini che per motivi  tecnici rimangono “emarginati” dalle realtà finanziarie (banche, istituti di credito).
Questo tipo di attività finanziaria è totalmente inserita nel tessuto sociale e la risposta alla domanda di credito è tanto più vera, tanto più il servizio si avvale ed è affiancato dalle amministrazioni comunali,  attraverso quei servizi come, ad esempio, politiche sociali, istruzione e sport, da cui emergono necessità e richieste da parte di associazioni o singoli non finanziabili per le logiche tradizionali.
Vogliamo realizzare nella nostra città un servizio di finanza etica completamente controllata dall’amministrazione comunale e che faccia fronte alle esigenze delle fasce fuori mercato.


Promozione culturale e dello sport

È necessaria una politica che, rivolta a tutti, privilegi i giovani sia come destinatari che come protagonisti attivi. I siti recuperati grazie alla nuova politica urbanistico-edilizia costituiranno il contenitore di eventi culturali, di incontro tra personalità e maestri con le scuole e i gruppi giovanili, di luoghi di apprendimento e sperimentazione e potranno ospitare particolari eventi di portata nazionale.
La promozione culturale sarà interpretata come un valore aggiunto per migliorare la vivibilità della città, permettendo a tutti di usufruire di un’offerta che fornisca momenti di svago e, al contempo, accrescimento di valori e conoscenze. La diffusione di questi momenti comporterà anche maggiore consapevolezza verso il patrimonio artistico della città e la sua memoria storica e più in generale maggior rispetto del bene comune. Si punterà per questo a promuovere iniziative gratuite ed aperte alla partecipazione di tutti. Saranno promosse consulte delle associazioni culturali locali - divise per tematica di attività - per la rappresentazione delle esigenze e l’affermazione delle proposte. Saranno organizzati eventi di scambio di conoscenze (Skillshare) con l’intento di promuovere lo scambio gratuito di esperienze e di capacità. Saranno promossi eventi interculturali che coinvolgeranno e mireranno all’integrazione delle conoscenze delle diverse realtà culturali ed etniche esistenti in città. Saranno promosse borse di studio presso le locali scuole medie e superiori per la realizzazione di progetti per la riscoperta del valori storico culturali della città e finanziati i progetti risultati migliori.
Lo sport sarà concepito come strumento formativo, da sostenere e diffondere, come sostegno alla salute per tutti, come evidenziatore di talenti. Lo sport a Civitavecchia riveste un ruolo sociale rilevante, basti pensare al grande lavoro delle numerosissime società sportive che rappresentano Civitavecchia nei vari tornei nazionali e ai tanti campioni locali che si sono affermati nelle varie discipline. In tale contesto il compito del Comune è garantire a tutti pari opportunità sia nell’utilizzo dell’impiantistica pubblica, sia nella suddivisione dei finanziamenti. A tale scopo vogliamo riunire intorno ad un unico tavolo i rappresentanti delle varie associazioni per definire i criteri di utilizzo degli impianti e di finanziamento, privilegiando la presenza di programmi di avviamento allo sport anche per le fasce più deboli (famiglie a basso reddito, anziani e disabili). Lo sport può offrire opportunità di occupazione e per questo vogliamo essere vicini all’associazionismo sportivo per l’organizzazione di eventi, volano per la crescita del così detto “turismo sportivo” con benefici per le attività turistiche e commerciali.

Il turismo e i percorsi archeologici

Malgrado la grave crisi economica mondiale verificatasi negli ultimi anni abbia provocato una recessione del settore turistico internazionale, il porto di Civitavecchia ha conosciuto recentemente un costante incremento degli arrivi delle navi da crociera.
Nel 2012 sono previsti circa 2.000.000 croceristi in arrivo a Civitavecchia, tra passeggeri in transito e quelli che iniziano o terminano qui il loro viaggio
È stimato che almeno il 25% dei passeggeri delle navi da crociera che attraccano al porto rimangono nella nostra città. Mediamente circa 500.000 croceristi all’anno trascorrono una giornata nella nostra città e sono sempre più numerosi i passeggeri dei traghetti che sostano a Civitavecchia. Tutti questi passeggeri, a cui si aggiungono altri turisti occasionali, spesso non hanno la possibilità di visitare Civitavecchia in maniera adeguata: sono quasi costretti a trascorrere qualche ora in città senza avere l’opportunità di apprezzarne le attrazioni e la storia millenaria.
Un flusso turistico di tali proporzioni rappresenta potenzialmente un’enorme risorsa economica per Civitavecchia, una risorsa sicuramente alternativa e preferibile a molte altre.
Per sopperire alle carenze che attualmente interessano il settore turistico a Civitavecchia sono necessari alcuni provvedimenti che non comporterebbero spese eccessive.
Innanzitutto bisogna attuare una precisa politica di accoglienza e assistenza al turista.
L’accoglienza è infatti il biglietto da visita che Civitavecchia offre ai turisti, che spesso hanno proprio qui il primo impatto con la nostra nazione.
È necessario quindi allestire i Punti d’Informazione Turistica (PIT), come previsto dalla vigente normativa Regionale sul Turismo, possibilmente nei pressi dei luoghi di maggiore flusso di turisti , cioè la Stazione Ferroviaria, Piazza Vittorio Emanuele e Viale Garibaldi, unico punto dove attualmente è presente un box informativo. Questi punti di Informazione naturalmente devono essere dotati di materiale informativo multilingue sulla città e sul suo territorio e devono essere condotti da personale altamente qualificato, in modo da poter soddisfare tutte le esigenze dei turisti.
Bisogna poi installare dei cartelli almeno in italiano ed inglese che indicano la strada per i punti più importanti ed interessanti della città, come l’entrata/uscita del porto, il centro città, l’ufficio informazioni, la stazione ferroviaria, la posta, i monumenti, il mercato, il lungomare, il Museo Nazionale e le chiese del centro storico.
È opportuno anche collocare nei pressi dei monumenti cittadini e degli edifici storici dei pannelli, sempre in italiano ed inglese, che ne illustrano la storia e le caratteristiche.
In base a questi cartelli e pannelli si dovrebbero organizzare dei circuiti turistici per agevolare i turisti nella visita della città.
Devono essere valorizzati i più importanti monumenti cittadini. In particolare si deve approntare una linea di trasporto urbano che colleghi il centro con le Terme Taurine, che rappresenta il principale sito di interesse storico-archeologico di Civitavecchia.
In intesa con associazioni ed enti si dovrebbero rendere fruibili alcuni siti di eccezionale interesse storico, come la Rocca, la Necropoli Etrusca della Scaglia, gli ambienti ipogei sotto la Chiesa della Stella e i resti della città romana ubicati nei sotterranei dei palazzi di Corso Marconi e favorire l’organizzazione di visite guidate della città.
In queste iniziative andrebbero anche coinvolti gli esercenti e i negozianti di Civitavecchia, in modo da abbinare lo shopping alla visita alla città. In tal senso si deve incoraggiare l’apertura dei negozi anche nelle prime ore pomeridiane.
Al fine di promuovere il territorio occorre sostenere l’organizzazione (diretta o indiretta) di manifestazioni turistiche eno-gastronomiche, di eventi di carattere culturale (dibattiti, conferenze, convegni, ecc.) e potenziare le celebrazioni classiche di Civitavecchia.
Va dato inoltre maggiore impulso al settore del turismo termale (con l’avvio definitivo degli impianti della Ficoncella-Terme di Traiano) e a quello del turismo balneare.
Per migliorare la promozione turistica è necessario anche rafforzare la presenza nostra città nelle principali fiere e borse turistiche, come la Borsa Internazionale del Turismo di Milano e la Fiera del Turismo Archeologico di Paestum.
Altri provvedimenti da adottare per migliorare la ospitalità nei confronti dei turisti, ma che porterebbero giovamento anche a tutti i cittadini, sono l’abbattimento delle molte barriere architettoniche presenti in città (considerato che molti turisti che giungono in città con le navi da crociera hanno difficoltà motorie) e il potenziamento del trasporto pubblico urbano.
Per favorire un’economia turistica del territorio è opportuno organizzare un coordinamento tra i vari soggetti che si occupano a vario titolo di turismo ricettivo: Comune, Autorità Portuale, Soprintendenza Archeologica, Associazioni Turistiche, strutture alberghiere, negozianti, agenzie, associazioni, ristoranti, ecc. Sarebbe opportuno in questo senso creare un organismo di coordinamento tra questi soggetti per la gestione della promozione di un prodotto turistico locale e di appositi pacchetti da presentare alle principali fiere e borse del settore. Ciò permetterebbe di proporre un’offerta turistica organica consona alle potenzialità della città.

Rapporti con i grandi insediamenti industriali e produttivi

Uno degli effetti più subdoli della riconversione a carbone della centrale di Torrevaldaliga Nord è stato quello di drogare il bilancio del Comune: circa 90 milioni di euro sono stati riversati dall’Enel, a titolo di “compensazione”, nelle casse comunali dal 2003 a oggi senza lasciare traccia sulla città. Quei soldi sono stati utilizzati, soprattutto dall’amministrazione Moscherini, per finanziare la spesa corrente e una volta finiti hanno lasciato una voragine e l’ansia di riempirla nuovamente.
Si è creato un meccanismo di dipendenza che, nella pigrizia di quasi tutte le forze politiche, prevede l’affannosa ricerca del rinnovo delle convenzioni economiche, anche se questo dovesse comportare l’aumento di un carico inquinante che ormai da anni è insostenibile o, comunque, continuare ad impedire al Comune un’obiettiva valutazione dell’impatto delle emissioni sulla salute dei cittadini.
Crediamo che sia necessario liberarsi di questa dipendenza, rifiutando le politiche di monetizzazione della salute con cui si compera il consenso degli enti locali e restituendo al Comune il ruolo di garante della salute e della qualità dell’ambiente e del lavoro.
La questione energetica continua ad essere centrale per il nostro territorio, ma oggi la nuova economia che si fa strada utilizza l'energia del sole, del vento e del calore della terra. I combustibili fossili, dannosi per il clima e per la salute, dovranno essere abbandonati, sostituiti progressivamente ed inevitabilmente da fonti di energia rinnovabili, non inquinanti e che non provocano modificazioni climatiche.
Ciò comporta l’abbandono del sistema basato sui grandi impianti di produzione d’energia da fonti fossili e una conversione ecologica costituita da reti energetiche decentrate alimentate da fonti rinnovabili prodotte il più vicino possibile al luogo di utilizzo dell’energia. In tal senso, non può che essere considerata un’idiozia, in termini ambientali ed economici, la produzione di energia da biomasse vegetali importate dall’Australia, dall’Indonesia o, comunque, da migliaia di chilometri di distanza, con il relativo contributo in termini di inquinamento legato al trasporto, oltre che, naturalmente, alla combustione. Grandi impianti di combustione di questo tipo, per evidenti motivi legati al costo della materia prima, non sono altro che inceneritori mascherati, perché ben presto il legname può essere sostituito dai più “economici” rifiuti. Dovrà, pertanto, essere confermato lo smantellamento, già stabilito dal Ministero dell’Ambiente nel 2011, del IV gruppo della centrale Tirreno Power di Torrevaldaliga Sud ed evitata qualsiasi forma di riconversione.
D’altra parte offrire alla città un diverso scenario di attività produttive e di nuova occupazione renderà più forte e autonoma l’amministrazione comunale nel rapporto con i grandi insediamenti industriali esistenti, ponendo condizioni che invertano i ruoli fin qui adottati.
La stessa posizione di indipendenza deve essere mantenuta nei confronti del porto e dei depositi costieri di prodotti petroliferi. Nel caso del porto, un ritorno economico diretto per il Comune dai traffici portuali deve essere considerato come un giusto risarcimento per essere stati sostanzialmente espropriati di una parte così importante della città, piuttosto che una compensazione per continuare a subire in silenzio le emissioni inquinanti delle navi. Al contrario è necessario pretendere il rispetto delle prescrizioni imposte da più di dieci anni dal Ministero dell’Ambiente all’Autorità Portuale e finora insabbiate, come la realizzazione dei collegamenti elettrici per le navi in banchina e la riqualificazione della Frasca.

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