18 aprile 2012

La città dei diritti


La città dei diritti

Un’amministrazione comunale degna di essere chiamata tale ha il dovere di farsi carico delle esigenze della collettività, iniziando dai bisogni primari tramite interventi che non siano di mera “assistenza”, quanto piuttosto di “promozione sociale” e di “tutela”.
Le Politiche sociali devono concorrere a migliorare la qualità di vita delle cittadine e dei cittadini, dare risposte concrete al disagio e favorire la coesione e l’inclusione sociale.
L’attuale crisi economica ha determinato una modifica della platea del disagio; occorre, quindi, ampliare e diversificare la gamma degli interventi, sulla base d i un puntuale ascolto
dei bisogni, avviando un’attività programmatoria che consenta di ottenere una rete di servizi stabili, di qualità, facilmente accessibili alla popolazione, conosciuti, pubblicizzati e correttamente utilizzati.
Anche e soprattutto in questo campo, come su tutte le altre tematiche, il confronto e la possibilità di arrivare a scelte condivise rappresenti la base di partenza metodologicamente indispensabile.

Diritto di cittadinanza

Per un reale diritto di cittadinanza è indispensabile porre un’attenzione nuova alle fasce più deboli, costruendo in modo sistematico politiche per gli svantaggiati, per i diversamente abili, per gli anziani.
In tale ambito, ruolo fondamentale ma complementare deve avere il volontariato ed il settore del no-profit, ormai un vero e proprio settore economico (terzo settore).
I problemi della disabilità rappresentano il terreno di massima integrazione tra i diversi settori d'intervento sociale e tra le diverse problematiche ad esso legate in tutte le dimensioni di vita: la sfera degli affetti, la vita relazionale, la dimensione lavorativa, le esigenze abitative, i bisogni di conoscenza ed istruzione, la dimensione comunicativa e molto altro.
A ciascuno di questi aspetti corrispondono altrettanti diritti, riconosciuti e sanciti socialmente, scientificamente e giuridicamente, al cui soddisfacimento deve tendere una buona Amministrazione pubblica.
La partecipazione sociale delle persone disabili costituisce la sfida più grande e più difficile da affrontare perché in essa si sommano problematiche derivanti non solo dalla condizione di disabilità, ma, soprattutto e principalmente, dal contesto ambientale e culturale.
Le persone con disabilità sono caratterizzate da due aspetti: l'essere persona e l'essere disabile dove l'essere disabile non deve costituire un problema personale, ma essere assunto come problematica sociale all’interno di un sistema non alla portata di tutti.
Ed è su questo sistema sociale "per pochi" che una buona Amministrazione raccoglie la sfida rendendo fruibile l'accesso al proprio sistema di servizi, impiegando risorse economiche sufficienti alla creazione degli stessi, oltre che all'abbattimento delle barriere architettoniche e cercando di fare emergere le situazioni sommerse che difficilmente verrebbero alla luce in assenza di interventi mirati, puntuali e costanti: interventi che tendano ad un'integrazione paritaria senza alcuna forma di esclusione, accogliendo e non respingendo.
È necessario invertire l'attuale metodo del “tagliare” a chi già poco possiede attraverso una politica che, al contrario rafforzi ed investa, occorre un'Amministrazione che dia sostegno alle famiglie per non determinare situazioni di svantaggio e attenuare l'incertezza che si crea all'interno delle stesse, anche in previsione di un "dopo di noi", problema che rende difficile e, a volte, perfino penalizzante il dialogo tra famiglie e servizi.
Verrà attivato, in collaborazione con le associazioni di volontariato, uno Sportello per i cittadini stranieri, al fine di fornire informazioni, consulenza, orientamento alle persone immigrate nel territorio cittadino e per sostenerle nel percorso di integrazione sociale.
Verrà inoltre istituita una Consulta dei Cittadini Stranieri al fine di affrontare insieme le problematiche derivanti dal fenomeno migratorio e valorizzarne la risorsa e fare delle tante diversità un’opportunità di crescita per la comunità locale.
Civitavecchia è una città con presenze religiose molteplici e articolate. Dai cattolici agli ortodossi, dagli evangelici ai testimoni di Geova, dai buddisti, agli islamici. Queste minoranze, ormai anche numericamente, sono significative e in crescita (soprattutto per via dell’immigrazione). Facilitare l’incontro di queste diversità significa investire per la sicurezza e per scongiurare tensioni etniche o religiose. Ma anche fare della differenza una forza di sviluppo civile e sociale.

Diritto all’abitare

La casa è un diritto di ogni cittadino, di ogni uomo e di ogni donna.
Di fonte all’aggravarsi della crisi sociale e abitativa non sono più sufficienti le solite promesse a lungo termine, né tantomeno le indecenti quanto dispendiose soluzioni temporanee quali le tristi sistemazioni emergenziali in stanze d’albergo o in casette di legno e le inadeguate e mai sufficienti erogazioni a sostegno degli affitti, che, peraltro, concorrono a far lievitare in città il livello dei canoni alimentando il circolo vizioso dell’emergenza abitativa.
Riteniamo che vada invece messa urgentemente sul tappeto una politica abitativa degna di questo nome e all'altezza della situazione corrente che abbia i suo pilastri fondanti in:
v    Avvio di un percorso di trasparenza relativamente al bando di assegnazione di case popolari con regole certe e facilmente fruibili, anche per il tramite di uno sportello telematico dedicato;
v    Monitoraggio degli appartamenti del patrimonio pubblico (Ater/Comune) sfitti e velocizzazione dell’iter di assegnazione con definizione di tempi certi;
v    Realizzazione degli ormai più volte annunciati nuovi alloggi popolari, fino ad oggi bloccati da polemiche ed inefficienze, nonostante vi siano i fondi stanziati da anni;
v    Avvio di un tavolo di concertazione con gli organismi di categoria per stipulare, se possibile, accordi che mettano a disposizione alloggi a canone concordato, a fronte di precise garanzie, secondo gli accordi territoriali previsti dalla legge 431/98, per assegnarli a tutti quegli inquilini che versano in uno stato di necessità;
v    la pratica dell'autorecupero a fini abitativi degli edifici dimessi, che la Regione Lazio ha fatto propria con la legge regionale 55/1998 e che lo stesso Comune ha inserito tra le strade praticabili con l’approvazione in Consiglio Comunale della delibera 6 del 17 gennaio 2008 alla quale, però, non si è mai dato seguito concreto. Una pratica che ha il pregio di prevedere la riqualificazione di spazi inutilizzati sottraendoli al degrado ed evitando di ricorrere a nuove costruzioni e, quindi, ad un ulteriore consumo e cementificazione del già devastato territorio cittadino.

Il percorso delineato sarebbe facilmente perseguibile e, oltre a dare una risposta al grave disagio abitativo del territorio con costi esigui, colmerebbe l’insopportabile contraddizione in termini di “gente senza casa e case senza gente”.

Diritto alla salute

L'insieme delle manovre messe a punto dal Governo Berlusconi e confermate dal Governo Monti incide sulla sanità pubblica per circa otto miliardi di euro da qui al 2014, che vanno ad aggiungersi ai tagli già effettuati negli anni precedenti.
La sanità deve essere considerata un bene comune e come tale non può e non deve essere considerata solo un costo; peraltro, qualora volessimo utilizzare gli stessi indicatori che orientano tradizionalmente i sostenitori dei tagli orizzontali, se da un lato la spesa sanitaria pubblica incide attorno al 7% del prodotto interno lordo, contemporaneamente la sanità, con tutto il suo insieme di variegate attività, fornisce quasi il 13% del PIL stesso, con un saldo decisamente in attivo.
Il comune deve riappropriarsi del proprio ruolo di capofila della conferenza dei sindaci ed agire attivamente per migliorare le condizioni sanitarie nella nostra città e nell’indotto dei comuni limitrofi; un azione che dovrà ovviamente, basandosi sulle analisi dei fabbisogni assistenziali, partire, innanzitutto, dalla razionalizzazione dell’Ospedale e dei servizi offerti dalle strutture accreditate, dei servizi socio-sanitari, dell’assistenza territoriale delle ASL e della gestione dei malati cronici riacutizzati a domicilio, riordinando e potenziando le attività del CAD in collaborazione stretta con i medici di famiglia.
Per migliorare le condizioni sanitarie nella nostra città e nell’indotto dei comuni limitrofi obiettivo primario è ottimizzare:
v    Riorganizzazione dell’Ospedale San Paolo, per esempio, non più per patologie ma per aree mediche, definite in base alle necessità assistenziali del territorio e per esempio:
Area rossa: ad alta complessità e intensità con posti letto ( 22% ) tutti attrezzati in telemetria e con il monitoraggio delle funzioni vitali. Ovviamente l’area rossa gestirà anche il Pronto Soccorso, tanto bisognoso di rimedi, oggi, nel nostro Ospedale.

Area blu: raccoglie la gran parte dei pazienti acuti, chirurgici e medici e posti di ostetricia (65%)

Area verde: a bassa intensità clinica, con posti letto ( 33% ) rivolti alle polipatologie non in fase critica o ai ricoveri legati anche ad esigenze sociali e ambientali, in attesa di organizzare il loro ritorno a casa in assistenza territoriale.

v    Riqualificazione e valorizzazione della professione infermieristica, che ancora viene usata come 30 anni fa, mortificando e sprecando una risorsa utile.
v    Incremento ed ottimizzazione del servizio del 118 al fine di colmare i frequenti disservizi nel sistema dell’emergenza, pretendendo, inoltre, l’istituzione della macchina medica.
v    Valorizzazione e riappropriazione del ruolo pubblico del Consultorio (secondo le leggi dello stato) e rilancio del suo ruolo di prevenzione soprattutto tra le giovani generazioni, ripensandone, se necessario, la collocazione al fine di migliorarne la fruibilità consentendo anonimato e privacy delle/degli utenti, soprattutto giovani e predisposizione dei servizi consultoriali per le più ampie esigenze delle donne immigrate.
v    Osservatorio su trasparenza dell’organizzazione delle prestazioni specialistiche ambulatoriali soprattutto ospedaliere, volte a garantire una cospicua presenza di ore dedicate ai servizi in regime di convenzione, dando respiro al CUP.
v    Promozione dell’organizzazione dei medici base in associazioni per il miglioramento dei servizi sanitari territoriali, la riduzione degli accessi al pronto soccorso e la gestione dei malati cronici riacutizzati.
v    Promozione nella formazione di una rete informatica socio-sanitaria dove le figure centrali sono tre: l’Ospedale/ASL, il Comune ed il Medico di Famiglia con un sistema informatico che vada a creare una banca dati di tipo socio-sanitario per lo sviluppo di interventi assistenziali in ogni campo:

Sociale: avere il polso sulle condizioni ed i bisogni della popolazione meno protetta: anziani, disabili, malati mentali, malati cronici.
                  Sanitario: una banca dati sia assistenziale che epidemiologica
Ambientale: un registro delle patologie da danno ambientale, soprattutto in campo oncologico.
Psichiatrico: un registro degli assistiti psichiatrici cronici coi loro bisogni primari assistenziali, sia sanitari che sociali, al fine di realizzare un percorso di sostegno ed integrazione sociale.
v    Organizzazione di case-famiglia per pazienti psichiatrici, secondo la Legge 180/78 (cosiddetta legge Basaglia).
v    Organizzazione di case – famiglia per il “dopo di noi”.
v    Promozione di progetti di salute e prevenzione rivolti all’intera popolazione, mirata alle malattie da inquinamento ambientale.
v    Dare seguito al progetto Hospice oncologico, inquadrandolo in un’ottica di servizio pubblico essenziale.
v    Promozione e riqualificazione dei servizi socio-sanitari rivolti alla terza età.

I diritti delle donne

È un dato di fatto che a tutt’oggi la rappresentanza femminile non è proporzionata all’effettivo impegno delle donne, questo vale in campo politico, sociale come in quello economico e lavorativo.
L’amministrazione comunale si pone l’obiettivo di ribaltare la situazione di subordinazione e di minorità in cui le donne storicamente vivono ed iniziare una rivoluzione culturale che veda le donne protagoniste per favorire una effettiva parità di diritti e migliorare la vivibilità collettiva.
E ciò non potrà non partire dall’attivazione e dall’incremento di servizi di sostegno alla funzione sociale di assistenza e cura quali:
v    L’incremento ed adeguamento degli asili nido e delle scuole materne con orari flessibili a sostegno delle esigenze delle madri lavoratrici e di quelle in cerca di occupazione. L’obiettivo è quello di adeguare l’offerta del servizio alla domanda:non più liste d’attesa e graduatorie.
v    Potenziamento dei trasporti pubblici, con ampliamento degli orari, anche essi flessibili.
v    Incentivazione degli orari flessibili per gli esercizi commerciali e per gli uffici che riguardano la vita quotidiana.
v    Creazione di una consulta delle donne che sostenga e valorizzi le attività di associazioni già esistenti sul territorio (es: il Telefono Rosa) e di altre che potranno nascere a difesa e protezione dei diritti delle donne.
v    Adeguamento della vivibilità della città alle esigenze delle donne e dei bambini, incentivando nei locali, sia pubblici che privati (ad esempio biblioteca, cinema etc), la realizzazione di strutture adatte ai bambini e creando nuovi luoghi che favoriscano l’aggregazione ed il gioco. Il nostro sogno è una città a misura di bambino.
v    Potenziamento dei servizi sociali e garanzia di aiuto ed assistenza domiciliare alle famiglie che hanno in casa persone malate o disabili per alleviare la fatica delle donne che si vedono costrette, spesso in solitudine, ad occuparsi delle cure dei propri cari.
v    Sostegno economico alle madri sole
v    Predisposizione, in collaborazione con la ASL RMF, di un piano gratuito di diagnostica per la prevenzione dei tumori femminili e per le loro cure ampliando l’età e la tipologia delle patologie già attualmente sotto osservazione.
v    Presenza paritaria dei generi nelle consulte partecipative.

Diritto alla Sicurezza
La città ha bisogno di contrasto e prevenzione della micro-criminalità.
Saranno necessarie forme di prevenzione nelle aree a rischio, potenziando le forme di vigilanza istituzionali, incrementando l’illuminazione nelle zone periferiche ma, soprattutto incentivandone la vitalità con iniziative culturali e ludiche.

Diritto alla mobilità

Va garantita una mobilità sostenibile per i lavoratori pendolari.
Il Comune deve far valere il proprio ruolo nei confronti di Trenitalia e della Regione Lazio al fine di ottenere il miglioramento ed il potenziamento del trasporto pendolare, diversificandolo da quello crocieristico, pretendendo l’elevazione degli standard di qualità dei treni a servizi.
Va avviata una trattativa con Trenitalia per una ristrutturazione della Stazione che preveda l’abbattimento delle barriere architettoniche e la copertura delle banchine di attesa dei treni.

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